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Piazza Fontana: quando sentii l'esplosione
di
Roberto Rizzardi
Alle 16.37 del 12 dicembre 1969 io camminavo in via Vertoiba, diretto a casa mia. Piazza Fontana distava solo poco più di 2 chilometri.
Ricordo che sentii distintamente lo scoppio, e ricordo che fu un suono molto secco, "veloce", che si spense immediatamente, molto diverso dal fragore di un tuono o dal rumore di una valanga, che hanno una dinamica del suono più articolata e "lunga".
E' una caratteristica degli esplosivi quella di produrre un rumore secco, dovuto alla loro velocità di detonazione elevata, come appresi anni dopo svolgendo il servizio militare.
La sera io e la mia famiglia ascoltammo attoniti il telegiornale che riportava la notizia dell'attentato alla Banca Nazionale dell'Agricoltura.
Fu la tragica ouverture di un dramma durato molti anni e costato molto sangue e dolore, quello delle stragi di stato.
In quell'anno le lotte studentesche si saldarono con quelle operaie dell'autunno caldo, ponendo le premesse per una destabilizzazione che la DC, e gli USA, non potevano permettersi in un paese piazzato sulla Cortina di Ferro e per di più su una delle possibili vie di penetrazione di un attacco sovietico, la Soglia di Gorizia.
Venne trovato subito un colpevole di comodo, venne "suicidato" un anarchico, venne costruito un teorema per spezzare il vento rinnovatore delle proteste sindacali e studentesche.
La canaglia fascista, la manovalanza che commise quello e molti altri delitti, non pagò mai per i propri crimini, e quella strage rimane giudiziariamente non risolta, anche se sappiamo cosa avvenne, chi fece cosa e perché.
 
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