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Attaccate due petroliere russe
di Francesco Dall'Aglio
Uno degli ultimi sviluppi del conflitto, l'attacco a due petroliere della “flotta ombra” russa (lo so, pare un brutto romanzo di spionaggio, ma così la chiamano) nel Mar Nero, e più precisamente al largo delle coste turche, ma comunque all'interno della zona economica esclusiva turca, potrebbe portare a sviluppi spiacevoli.
Riassumo per i distratti: nel pomeriggio del 28 novembre due petroliere battenti bandiera del Gambia e dirette al porto russo di Novorossiysk, la Kairos e la Virat, rispettivamente a 28 e 35 miglia marine dalla costa turca, hanno subito “impatti esterni” che si sono quasi subito rivelati attacchi di droni marini. L'ammissione da parte ucraina è venuta quasi subito, accompagnata dalle riprese filmate degli attacchi. Allego foto delle due navi dopo che gli incendi sono stati spenti.
L'obiettivo dell'azione è ovvio ed è stato dichiarato pubblicamente: quelle navi consentono alla Russia di trasportare greggio aggirando le sanzioni e contribuiscono quindi direttamente al finanziamento dell'operazione militare russa per cui, anche se navi civili, sono obiettivi legittimi.
Non è del resto la prima volta che i due contendenti colpiscono naviglio civile; il 12 settembre 2024 i russi avevano colpito al largo delle coste romene una nave, la MV Aya, che trasportava grano ucraino, e altre navi erano state colpite in seguito, anche molto recentemente, mentre si trovavano nei porti ucraini del Danubio – il che però consentiva alla Russia di invocare la “plausible deniability” di non averle volute colpire direttamente ma di avere mirato alle infrastrutture portuali, anche perché nessuna nave era stata affondata né in mare né in porto.
Nemmeno i precedenti attacchi ucraini alle navi della “flotta ombra” avevano fatto grandi danni, e nemmeno qui c'erano state navi affondate. Però tutti gli attacchi finora erano stati portati o nelle acque territoriali russe o in quelle ucraine (con l'eccezione dell'attacco russo alla MV Aya, colpita comunque a poca distanza dalla costa ucraina) mentre stavolta le navi sono state colpite a grande distanza dalla zona dei combattimenti e nella zona economica esclusiva turca, cosa che ha molto innervosito le autorità locali.
Il 30 novembre il portavoce del ministero degli esteri, Oncu Keceli, ha espresso “preoccupazione” per il pericolo posto da questi attacchi alla sicurezza della navigazione mentre oggi si è espresso addirittura Erdoğan parlando di “preoccupante escalation” e di attacchi ingiustificati.
A questo va aggiunta anche la condanna del ministro degli esteri del Kazakistan non per l'attacco alle petroliere ma per l'attacco, avvenuto sempre il 29 ottobre, al terminale del CPC al porto di Novorossiysk. CPC sta per “Caspien Pipeline Consortium”, cui partecipano Kazakistan, Russia e compagnie occidentali come Chevron, ExxonMobil, Eni e Shell, che si occupa di esportare petrolio kazako (non russo), e non poco, circa l'80% delle esportazioni di greggio dal Kazakistan che corrispondono all'1% del totale del greggio mondiale in movimento.
L'attacco è stato definito “deliberato” e contro “una struttura esclusivamente civile”, e l'Ucraina è stata avvertita che la cosa mette a rischio le relazioni bilaterali tra i due paesi. Insomma, pare che l'Ucraina si sia inimicata due amici importanti a fonte di un danno alle esportazioni russe piuttosto contenuto.
Infine, un'altra petroliera della “flotta ombra” potrebbe essere stata colpita da droni ucraini, ma su questo non c'è certezza. Già il 27 novembre la Mersin (bandiera panamense, proprietà turca), che ha viaggiato spesso nei porti russi caricando greggio, aveva riferito di quattro esplosioni in corrispondenza della sala macchine, e il 30 la nave è stata dichiarata irrecuperabile e sta affondando lentamente (anche in questo caso l'equipaggio è stato portato tutto in salvo).
Se la responsabilità ucraina fosse accertata, ma stavolta non è stata ufficialmente ammessa anche se vari analisti e parecchi propagandisti ucraini la danno per certa, si tratterebbe della prima petroliera “ombra” affondata e soprattutto della prima colpita fuori dal Mar Nero, perché le esplosioni sono avvenute nelle acque di Dakar, in Senegal, dove la nave si trovava alla fonda da qualche tempo.
È chiaro che una responsabilità ucraina in questo affondamento aprirebbe un largo ventaglio di possibilità, e soprattutto aprirebbe la strada a possibili rappresaglie russe, non dico dando lettere di corsa ai suoi capitani per fare assaltare il naviglio ucraino in alto mare ma riprendendo gli attacchi ai mercantili.
Soprattutto, gli attacchi e le dichiarazioni compiaciute da parte ucraina convincono sempre di più i “falchi” russi che all'Ucraina non bisogna lasciare nemmeno un metro di costa, spingendoli sempre più a vedere l'ipotetico accordo di pace come una “vittoria mutilata” che non mette davvero al sicuro la Russia. Lo scopo degli attacchi, alla fine, parrebbe proprio essere quello di sabotare i negoziati, cosa che paradossalmente mette d'accordo i falchi di entrambi gli schieramenti. Come sempre, i nazionalisti di una parte sono i migliori alleati dei nazionalisti dell'altra.
 
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