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Lo spazio vitale
di
Rinaldo Battaglia *
"Fine essenziale della politica estera della Repubblica dovrà essere l’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Patria nei termini marittimi e alpini segnati dalla natura, dal sacrificio di sangue e dalla Storia; termini minacciati dal nemico con l’invasione e con le promesse di Governo rifugiato a Londra. Altro fine essenziale consisterà nel far riconoscere la necessità dello spazio vitale, indispensabile a un popolo di 45 milioni di abitanti, sopra un’area insufficiente a nutrirlo.
Tale politica si adoprerà inoltre per la realizzazione di una "comunità europea" con la federazione di tutte le Nazioni che accettino i seguenti princìpi:
a) eliminazione dei secolari intrighi britannici dal nostro continente;
b) abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie mondiali;
c) valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nuclearmente organizzati".
Sono queste le testuali parole al punto 8 della Carta di Verona, ossia il regolamento e/o statuto della R.S.I. Repubblica di Salò, su cui il 17 novembre 1943 i fascisti di Benito Mussolini giurarono assoluta fedeltà.
Parole forti, molto arroganti e che non lasciano spazi a diverse interpretazioni, anche volendolo. Parole in cui emerge tutto il concetto dell’essere ‘fascista’, sia esso inteso come uomo che come regime o ideologia.
“La necessità dello spazio vitale, indispensabile a un popolo di 45 milioni di abitanti, sopra un’area insufficiente a nutrirlo“.
Ossia detto in termini più pratici e meno retorici: "affinché io stia meglio, necessito di conquistare terre altrui, popoli altri, diritti altrui. È un mio diritto, una mia necessità. Poi: delle terre, dei diritti degli altri chi se ne frega? Sono io a decidere quando scegliere e dove scegliere il ‘mio spazio vitale’. Tutto il resto non conta: gli altri sono popoli, 'razze', uomini inferiori."
Se qualcuno vi chiedesse mai in Italia la differenza tra un concetto o un pensiero fascista ed uno antifascista, la risposta con estrema facilità la troverete qui, in queste misere parole. Chi è fascista crede nel valore dello spazio vitale, gli altri no. Chi è fascista crede nell’arroganza, chi non lo è invece nei diritti e nella dignità dell’uomo in quanto uomo. Nel dialogo e nel rispetto delle leggi internazionali.
Oltre venti secoli fa, Cicerone era arrivato a dire che “la forza è il diritto delle bestie.” Venti secoli dopo Mussolini lo confermò nei fatti.
Ma è sempre stato così. Non meravigliamoci.
Mussolini lo definì 'spazio vitale'. Hitler, invece, usò il termine di “Lebensraum” e più volte nel suo delirio chiamato “Mein Kampf” (anno 1926) lo espresse per bene: «Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il proprio popolo e la sua forza per avanzare lungo la strada che porterà il nostro popolo dall'attuale ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava».
Ma non vorrei essere stato frainteso nella cronologia. Hitler lo scrisse prima di diventare il Fuhrer, ma almeno sei anni dopo che lo disse il nostro Benito Mussolini, a quel tempo non ancora allora elevatosi a Duce.
Ricordo, infatti, a chi ha scarsa memoria e che ricorda solo il crimine delle foibe (1943 -1947) le sue parole di fuoco a Pola il 21 settembre 1920, quando drogò i suoi - contro i locali slavi - con frasi cariche di odio: “I confini d'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche; sì le Dinariche per la Dalmazia dimenticata!”,
Passeranno neanche 25 anni e gli slavi locali reagiranno e si sfogheranno.
Non nascondiamolo mai: la parola ‘spazio vitale’ ha sempre prodotto guerre e catastrofi. Prima e dopo le due guerre mondiali. Cos’erano infatti le colonie?
Solo che qualche decennio è passato sotto i ponti. Con alle spalle fiumi di sangue, migliaia di lager, criminali dittatori falliti e uccisi, due bombe atomiche. Ma - ditemi - è cambiato per davvero qualcosa?
Nel luglio 1914 iniziò la Grande Guerra in Europa e sappiamo cosa poi provocò. Cent’anni dopo, il 20 febbraio 2014, Putin invase la Crimea ucraina e nessun disse nulla.
Anzi nel mio Veneto – dove da sempre i business (o meglio, “i schei”) vanno a nozze con l’ipocrisia – per primi, con la delibera n. 103 del 18 maggio 2016, di fatto si accettò e si riconobbe che la Crimea fosse diventata ‘spazio vitale’ della Russia, in barba a tutti i trattati e codici di diritto internazionale. Poi si proseguì – solo nel restare in Europa - con il 24 febbraio 2022. Come faceva Mussolini, come faceva Hitler.
Pochi mesi fa il nuovo padrone degli USA minacciava la Groenlandia (che è danese, cioè, facente parte dell’Unione Europea), Panama, il Canada. Poi il Venezuela e chissà cosa ancora. Ovviamente ognuna con le sue ricchezze. Sappiamo poi degli obiettivi della Cina su Taiwan e via di questo passo. Come faceva Mussolini, come faceva Hitler.
Ma noi oggi sappiamo dove poi si era arrivati in quegli anni tremendi. E ditemi, ci va bene così? Lasciar fare che altri facciano quello che faceva Mussolini, quello che faceva Hitler?
Peraltro, non ho mai visto i fans italiani di Trump spiegarci il senso di quelle sue deliranti frasi. Un giorno Matteo Salvini, spiegandoci l’ultimo successo elettorale di Putin in Russia - che a me ricordava molto quello di Mussolini da noi nel 1929 e nel 1934 – disse orgoglioso che: "Quando popolo vota ha sempre ragione".
Presumo che anche nel caso di Trump il concetto sia analogo. In nome dello spazio vitale, in nome di un nuovo fascismo, che poi è sempre quello di prima. Cambiano solo i nomi e gli scenari, gli attori e le comparse, mai la trama del film.
Del resto, oltre 24 secoli fa, Platone ce lo aveva anticipato mettendoci bene in guardia: "Non sarà un demone a scegliere voi. Ma sarete voi a scegliere il vostro demone".
Finchè lo spazio vitale cercato dagli altri non diventi il nostro giardino di casa. L'articolo 8 della Carta di Verona visto allo specchio.
17 novembre 2025 - 82 anni dopo
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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