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USA sparano alle navi e giustiziano sconosciuti con la scusa della droga
di Vitoria Sobral
Domenica, l'esercito statunitense ha effettuato attacchi contro due presunte navi dedite al traffico di droga nel Pacifico orientale, uccidendo sei persone, ha annunciato il Segretario alla Difesa Pete Hegseth in un post su X.
Hegseth ha affermato che le imbarcazioni erano collegate, secondo l'intelligence, al traffico di stupefacenti e a "organizzazioni terroristiche designate", ma non ha specificato quali gruppi fossero coinvolti.
Dal 2 settembre, gli Stati Uniti hanno condotto 19 attacchi simili, distruggendo 20 imbarcazioni e uccidendo 76 persone in una campagna che, secondo Washington, mira a contrastare i flussi di droga nel Paese.
I funzionari hanno ammesso di non conoscere sempre l'identità delle persone a bordo prima di colpire e di classificare le vittime come "combattenti illegali", una definizione che consente un'azione letale senza revisione giudiziaria ai sensi di una sentenza segreta del Dipartimento di Giustizia.
Alcuni parlamentari e gruppi per i diritti umani hanno contestato questo approccio, sostenendo che i sospettati dovrebbero essere perseguiti penalmente e che l'amministrazione Trump non ha verificato pubblicamente la presenza di stupefacenti o l'affiliazione a un cartello sulle imbarcazioni prese di mira.
In effetti, l'uso della forza militare contro presunti trafficanti di droga, insieme alla decisione dell'amministrazione di etichettare alcuni gruppi di trafficanti come "terroristi", ha attirato l'attenzione di esperti legali, gruppi per i diritti umani e alcuni legislatori.
I critici avvertono che gli attacchi in mare presentano sfide complesse ai sensi del diritto internazionale e mettono in discussione il ruolo delle forze dell'ordine come la Guardia Costiera statunitense. I funzionari dell'amministrazione sostengono che le operazioni sono necessarie per smantellare le reti responsabili delle morti di massa legate alla droga negli Stati Uniti.
Il Messico e altri governi regionali hanno reagito con cautela. Le autorità messicane, che hanno accettato la responsabilità di un unico sopravvissuto, in passato hanno protestato contro le azioni militari unilaterali nei pressi delle loro acque territoriali. I funzionari latinoamericani hanno avvertito che le operazioni statunitensi prolungate nella regione potrebbero causare attriti diplomatici.
 
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