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08 novembre 2025
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Chi controlla il presente controlla il passato
di Rinaldo Battaglia *

Nella puntata del 6 novembre 2025, a ‘Dritto e Rovescio’ condotto da Paolo Del Debbio (Rete 4) l’eurodeputato e Vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, si è lanciato nell’ennesima lezione di storia “a modo suo”.

Finché, a un certo punto, a prendere la parola lì in studio, faccia a faccia, è stata una studentessa, che lo ha - anche a mio personale parere - letteralmente umiliato con due semplici frasi.

Ecco lo scambio completo:

Spettatrice: “Lei dice che Mussolini è stato uno statista. Posso chiederle una cosa? Lei non pensa invece che Mussolini sia stato un dittatore?”. Vannacci: “Allora, sono due cose che possono andare insieme. Intanto Mussolini è stato eletto dal popolo, mi risulta. Ha vinto delle elezioni”.

Spettatrice: “Mussolini ha fatto un colpo di Stato”.

Vannacci: “Ha vinto delle elezioni, primo aspetto”.

Spettatrice: “Signor Vannacci, Mussolini ha fatto un colpo di Stato. Ma lei l’ha studiata la storia?”.

Vannacci: “Parla lei o parlo io? Mussolini ha occupato una posizione istituzionale nello Stato per vent’anni. Se lei vede la definizione di statista è questa: ha ricoperto una carica istituzionale”.

Spettatrice: “Signor Vannacci, vada a dire che è uno statista al cugino di mia nonna, morto ad Auschwitz perché partigiano, deportato dai fascisti di Mussolini. Lo vada a dire a lui”.

Fine.

Perché storicamente fu proprio così: Mussolini arrivò al potere nel 1922 attraverso la Marcia su Roma, un colpo di Stato attraverso cui il re decise di nominarlo Presidente del Consiglio. Pochi giorni fa era la ricorrenza del 102° anniversario.

Scriveva Vaclav Havel che: "Coloro che falsificano la Storia non salvaguardano la libertà di una nazione, ma al contrario la minacciano".

Ne sono sempre più convinto. Soprattutto oggi, soprattutto da noi.

Ma credo che forse più opportuno sia, qui, riprendere George Orwell che in '1984' scriveva "Ti rendi conto che il passato, compreso quello più recente, è stato abolito". Aveva previsto tutto, George Orwell aveva previsto cosa sarebbe avvenuto in Italia. Aveva solo sbagliato di 40 anni.

Ma del resto “Non c’è niente di nuovo nel mondo, eccetto la Storia che non conosci” come diceva Truman Capote.

E forse - quindi - vale la pena di dare qualche numero sul regime di Benito Mussolini per capire cos’è stato il fascismo.

Non una dittatura 'soft' (come scriveva Gian Carlo Caselli in “Fare memoria”, prefazione di L’armadio della vergogna’ di Franco Giustolisi), non una dittatura soft, ma vile, violenta, molto sanguinaria, spietata: dalla violenza squadrista (tra il 1920 e il 1925 almeno 3.000 morti) alle vittime dell’OVRA (la spietata polizia fascista); dal tribunale speciale (quasi 28.000 anni di carcere, 27.752 per la precisione, con 18 condanne a morte di cui 31 eseguite), alle 12.000 persone costrette al confino, poi la persecuzione degli ebrei e il furto dei loro beni immobiliari e mobiliari a favore di uomini del regime o a famiglie del regime arricchendole in modo disonesto e vigliacco, al Patto d’Acciaio, alla collaborazione attiva e criminale della R.S.I. col nazismo di Hitler.

Il 3 gennaio 1925, col primo discorso del Duce in Parlamento dopo il delitto Matteotti e l’Aventino, Mussolini lo aveva detto chiaramente, come fosse una vera e propria istigazione alla violenza, un alibi per le orecchie deboli, o una sfida a chi non era fascista: “Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi”.

Subito dopo quel 3 gennaio 1925, giorno in cui gli storici sul calendario indicano l’inizio della dittatura ‘ufficiale’ (perché quella reale era già stata battezzata il 28 ottobre ’22), Mussolini fece inviare ai prefetti, via telegramma, ordini alquanto precisi e tali da non lasciar adito a dubbi, nemmeno a quelli più duri di comprendonio.

E i prefetti si mossero all’unisono.

Nei tre giorni successivi, entro la sera del 6 gennaio prima di festeggiare la Befana, verranno chiusi 95 tra circoli e ritrovi “sospetti”, 150 esercizi pubblici e 25 organizzazioni “sovversive”, sciolti 120 gruppi di opposizione, 611 le reti telefoniche e 4.433 i posti pubblici controllati, verranno effettuate 655 perquisizioni domiciliari e 111 “sovversivi” all’istante arrestati.

Poi se analizziamo gli omicidi e gli assassini degli oppositori – solo i principali in un clima di migliaia di esiliati, uccisioni, manganellati o costretti a bere olio di ricino - si resta sgomenti:

- Don Giovanni Minzoni, ucciso il 23 agosto 1923.
- Giacomo Matteotti, ucciso dopo il suo sequesto del 10 giugno 1924.
- Camillo Berneri, esiliato nel 1925 e ucciso poi a Barcellona il 5 maggio 1237.
- Piero Gobetti, morto il 16 febbraio 1926 a seguito di percosse di fascisti.
- Antonio Gramsci, arrestato l'8 novembre 1926 e morto dopo anni di confino il 27 aprile 1937.
- Carlo e Nello Rosselli, uccisi il 9 giugno 1937.

“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente” diceva Bertolt Brecht.

E domandiamoci - soprattutto nel mio Veneto e nel mio Vicentino – chi sono oggi gli sciocchi e chi i delinquenti?

Ricordiamoci sempre che la vera battaglia non è fra maggioranza e minoranza o governo e opposizione, destra centro o sinistra ma assolutamente, assolutamente ‘fra realtà e propaganda’.

E non ci deve nemmeno sorprendere che queste ‘menomazioni’ della Storia avvengano in televisione, dalla televisione, col consenso della televisione. In ‘Lettere luterane’ del 1975 – 50 anni fa - Pier Paolo Pasolini ci aveva già anticipato il nostro futuro con due parole in croce: “Il fascismo voleva cambiare l’uomo, ma non ci riuscì. La televisione c’è riuscita”.

Si, ci è riuscita: se nessuno si indegna e nessuno si offende a certe falsificazioni della Storia, vuol dire che in Italia la televisione ha già vinto. E noi abbiamo perso. Senza rendercene conto, abbiamo perso.

Perché, parafrasando George Orwell "chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato". E chi controlla la televisione controlla quindi tutto.

8 novembre 2025

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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