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Governo stigmatizza lo sciopero ma aiuta solo i ricchi
di David Cappellini
Il governo stigmatizza l'iniziativa di Landini di indire lo sciopero generale per il 12 dicembre, con critiche aperte e battute acide.
Sostanzialmente emerge l'idiosincrasia della destra per ogni forma di autonomia e di dissenso dei corpi intermedi, siano essi gli altri poteri dello stato, i sindacati o l opposizione politica. È un retaggio fascista, inutile girarci intorno, che la destra di governo porta naturalmente con sé, in una visione corporativa dello stato, che sublimano in un concetto più astruso e ampio di nazione.
Quando la Meloni dichiara di sentirsi accerchiata e ingiustamente criticata, denunciando quasi un complotto, non fa semplice vittimismo, ma esprime quello che pensa e sente relativamente ai suoi concetti di governo, che è " potere" e di stato, che è " nazione" e che nessuno, secondo lei e la destra di governo, può permettersi di mettere in dubbio. Figuriamoci se può esprimersi diversamente sugli scioperi e le proteste popolari che agitano la visione corporativa e pacificata che hanno loro.
In fondo il fascismo basava le sue ragioni sulla promozione e sulla conservazione della nazione, intesa come un' insieme eterogeneo di classi sociali non in conflitto tra di loro, etnicamente omogenee e culturalmente definite, ma armonizzate dal ruolo demiurgico dello stato, espressione del partito unico nazionale. A livello fisiologico, nel bagaglio ideale della nostra destra, questa visione rimane in modo assai più che latente.
Ed infatti tutto quello che può essere identificato come conflittuale a livello sociale, viene trattato sdegnosamente e inquadrato come elemento di sovversione strumentale. Non è un caso che le politiche economiche e sociali del regime fascista, siano state di segno opposto, senza una linea guida precisa e propense generalmente, a proteggere gli interessi dei ceti più ricchi.
Ad esempio questo governo non vuol sentir parlare di tassa patrimoniale, né di salario minimo e nemmeno di ammortizzatori che aiutino i ceti maggiormente in difficoltà, preferisce tagliare linearmente la spesa pubblica ed orientarsi verso la concessione di bonus temporanei e mirati. Il grande problema individuato nell' ultima legge finanziaria è ideologico, anche se poi il governo accusa di essere ideologici le opposizioni ed i sindacati.
Insistono a disperdere finanze pubbliche in mille rivoli per accontentare le categorie sociali che elettoralmente sono più affini, senza piani di sviluppo strutturali, perché così agendo, presupporrebbero di mettere in discussione le loro impostazioni ideologiche. Il governo si rifiuta di stimolare la domanda con azioni di spesa pubblica e ritiene erroneamente che potenziando l'offerta possa crescere la domanda.
È un'impostazione attuata ad ogni livello, anche locale. L'amministrazione comunale di Grosseto ad esempio, ha predisposto un bando di 100.000 per aiutare le tante attività del centro storico che hanno chiuso i battenti. Dichiarano trionfalmente che con questa iniziativa "ritireranno su le saracinesche". Come no, certo. Peccato che se poi non entra nessuno a comprare, quelle saracinesche ritorneranno ben presto giù.
Con i salari più bassi d'Europa, che hanno perso il 7,5% dal 2020 e 4,7 milioni di poveri assoluti, mentre aumenta il numero dei lavoratori poveri, ormai oltre i 6 milioni, chi compra? Ma la grande attenzione del governo è per non incrementare il debito... già, ma il debito cresce lo stesso, 300 miliardi in più da quando di è insediato il governo Meloni e il pil invece, è prossimo allo 0 (sarebbe il -2 % secondo vari analisti senza il PNRR).
Inutile ripetere che in un rapporto tra debito e pil puoi agire sul denominatore con politiche espansive, momentaneamente aumentandolo, per poi avere la crescita e quindi diminuire il numeratore automaticamente ( il superbonus, era per questo), oppure fare come tutti i governi neoliberali, cioè agire sul numeratore, tagliarlo inibendo la spesa pubblica e non riuscire a crescere di uno 0,1, mentre il debito rimane costante. È lapalissiano e se lo è, e non lo fanno, vuol dire che vogliono che sia così. La destra per prima.
 
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