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07 novembre 2025
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Orban da Trump
di Francesco Dall'Aglio

L'incontro alla Casa Bianca tra trump e Orbán prometteva un certo potenziale memetico, e non ha deluso le aspettative.

Lasciando perdere gli scherzi, l'Ungheria pare (sottolineo, pare) avere incassato il "permesso" statunitense per continuare a comprare petrolio dalla Russia, visto che "sono un grande paese, ma non hanno il mare".

Per quanto riguarda la questione ucraina, l'idea di un incontro con Putin resta sempre in piedi e quando sarà il momento di organizzarlo si terrà a Budapest.

Di date però non si è parlato, anche se Orbán ha detto di avere "alcune idee" su come far finire il conflitto e che le proporrà a Trump che, dal canto suo, ha detto che al momento la Russia non vuole fermarsi, più i soliti discorsi sulla guerra di Biden che lui non avrebbe mai fatto incominciare e che avrebbe risolto "senza cedere niente".

Dal che si deduce che l'idea che l'Ucraina dovrà alla fine cedere dei territori è data per scontata, e non potrebbe essere altrimenti: ma quali, e quanti? Qui sta, come al solito, il problema (in realtà il problema sta nel fatto che non è solo questione di territori, come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento, ma i territori sono certamente la parte più visibile e meno digeribile di tutta la faccenda).

Ovviamente, secondo gli USA, quanti meno possibile e la chiave per convincerli ad abbassare le pretese sta nella pressione economica più che (oltre a) quella militare indiretta: rispondendo alla domanda di una giornalista Trump ha detto che le esportazioni di petrolio russe sono calate sensibilmente, e che i russi "si faranno furbi" e metteranno fine al conflitto.

Non è escluso che anche la promessa di riprendere i test nucleari, a cui si aggiunge lo spauracchio del "Golden Dome" antimissile annunciato a gennaio che dovrebbe, con la sua architettura a più livelli dai satelliti di osservazione agli intercettori, neutralizzare ogni potenziale minaccia per gli USA, vada in quella direzione, sperando di trascinare la Russia in una corsa agli armamenti che, finanziariamente, vede ovviamente gli USA in posizione di vantaggio incolmabile nonostante debito e shutdown.

Il Golden Dome come le Star Wars di Reagan, insomma: la Russia, però, non pare abbia intenzione di partecipare a questa corsa, evitando di ripetere l'errore dell'URSS. Come ha fatto notare Peskov, i test missilistici e il programma di ammodernamento della triade nucleare sono stati pianificati da tempo e prescindono da qualsiasi considerazione relativa agli avvenimenti di questi giorni.

Del resto, sia Burevestnik che Poseidon, al di là delle voci fantasiose che li vorrebbero "armi finali" e definitive, sono congegnate proprio per superare difese come il Golden Dome, che sono strutturate per respingere i missili balistici. Il vantaggio missilistico russo per ora sembra essere ancora consistente, almeno sulla carta.

E forse è per questo motivo che gli USA non hanno ancora risposto alla proposta russa di estendere ancora per un anno almeno il trattato New START. Secondo Trump "è una buona idea", ma per il momento una risposta ufficiale, positiva o negativa che sia, non c'è, e certamente la Russia non continuerà a rispettare il trattato indefinitamente se la controparte non aderisce.


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