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Le mani libere
di Elisa Fontana
Il governo delle sceneggiature sta tentando di scrivere l’ennesima che riguarda lo scudo penale per le Forze dell’ordine.
Dico l’ennesima perché il provvedimento è un chiodo fisso dell'esecutivo Legge&Ordine e questo non è di certo il primo tentativo, bensì il quarto in tre anni di governo, a riprova di quanto importante sia percepito il provvedimento e di quanta costanza metta questa maggioranza quando l’argomento interessa davvero in termini identitari ed elettorali.
E allora il prode Galeazzo Bignami, spalleggiato da Fabio Rampelli e Andrea Delmastro, insomma il Gotha di FdI, ha presentato in questi giorni la proposta di legge che modifica l’art. 335 del codice di procedura penale, cioè quello che prevede da parte del magistrato la iscrizione di un cittadino nel registro degli indagati a sua tutela, per potersi meglio difendere.
E chiunque sa che l’iscrizione non è una condanna, non è l’emissione di una sentenza e, infatti, tantissimi sono poi i prosciolti, accertata la loro estraneità ai fatti contestati. Come tantissimi poliziotti che vengono iscritti nel registro degli indagati per fatti avvenuti in servizio, da cui poi vengono prosciolti.
Ma questo al governo dalle mascelle volitive non sta bene e se gli altri tentativi erano stati stoppati dal Colle per sospetti di incostituzionalità in quanto mettevano le Forze dell’ordine in una categoria a parte rispetto ai normali cittadini (la legge è uguale per tutti, vi ricorda qualcosa?), adesso si cerca di aggirare capziosamente l’ostacolo.
E, dunque, intanto via la formula “dell’atto dovuto” che insieme alla obbligatorietà dell’azione penale sono le bestie nere del governo mascelluto. E, quindi, l’iscrizione nel registro degli indagati non più automatica, ma il giudice ha 7 giorni di tempo per valutare se si è trattato di legittima difesa, stato di necessità o altro e archiviare la posizione. E fare raffreddare qualunque pista che va valutata nell’imminenza del fatto.
Il passo successivo è dichiarare che questo provvedimento potrebbe riguardare qualunque cittadino, sfilandosi così dalla mannaia della incostituzionalità. Ma ove mai qualcuno potesse credere che la legge sia stata pensata per tutti i cittadini, interviene immediatamente il valoroso Donzelli che dichiara senza alcun infingimento “Le forze dell’ordine sanno che con noi al governo hanno le spalle coperte. Non c’è più e non ci sarà più uno Stato che ha il dubbio su quale parte stare”.
Le spalle coperte, come nei peggiori filmacci di polizia violenta. Anche se, poi, i peggiori filmacci di polizia violenta li abbiamo visti nella realtà, a Genova e in mille piazze e ne sanno definitivamente qualcosa anche Stefano Cucchi o Federico Aldrovandi.
Ecco, è questa la polizia che vogliono con le spalle coperte, con libera licenza di uccidere parandosi dietro lo stato di necessità o della difesa che è sempre legittima, come ha appena finito di dire un paio di giorni fa Meloni, non solo per non farsi sorpassare da Salvini, ma per intima convinzione.
Naturalmente in tutta questa foga securitaria e corporativa non si deve nemmeno nominare il numero identificativo per ogni poliziotto, quella è roba che non può nemmeno essere presa in considerazione, altro che trasparenza democratica, è solo un freno irricevibile alle mani libere e alle spalle coperte delle forze dell’ordine.
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