Giovanni e la quarta mafia
di Pino Maniaci

La prima volta che mise piede in un cantiere era poco più che un ragazzino. Crescendo aprì la sua prima impresa che nel giro di pochi anni diventò una delle più importanti del settore nel foggiano, tanto da dare lavoro a oltre settanta persone.

Nella vita di Giovanni Panunzio non mancava niente, divideva le sue giornate tra il lavoro e la famiglia ma a dicembre del 1989 una telefonata stravolse quell'equilibrio per sempre: la mafia gli chiese due miliardi di lire.

Giovanni respinse con forza quella richiesta e cominciarono ad arrivargli minacce di ogni tipo, fino al tentato omicidio con una pistola che s'inceppò per puro caso.

Venne messo sotto protezione ma sapeva che il nemico era sempre dietro l'angolo e così decise di rompere il muro dell'omertà, puntando il dito contro la mafia foggiana e i suoi estorsori attraverso un memoriale che consegnò ai Carabinieri.

Grazie al suo coraggio, nel dicembre del 1991 scattò un blitz che portò a decine e decine di arresti di pezzi da novanta della mafia locale. La vendetta non si fece attendere.

Il 6 novembre del 1992, mentre stava tornando a casa dalla moglie e dai suoi quattro figli dopo un'accesa seduta del Consiglio Comunale dove si discuteva del nuovo piano regolatore della città, venne assassinato con quattro colpi di pistola che lo raggiunsero alle spalle, al collo e al polso.

La vita di Giovanni si fermò all'interno della sua Y10 nel giorno del suo anniversario di matrimonio.

Fu un testimone - un uomo che quella sera stava portando a spasso il suo cane proprio nel luogo del delitto - a raccontare in un'aula di tribunale i dettagli di quella brutale esecuzione.

Il maxiprocesso Panunzio si concluse con oltre trenta condanne, (compresa quella dell'esecutore materiale dell'omicidio) e con una verità, acclarata, incontrovertibile: l'esistenza di una quarta mafia chiamata "Società Foggiana".

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