"E noi come stronzi rimaniamo a guardare"
di Claudio Visani

I rider sono gli schiavi più visibili del turbocapitalismo. Vittime dello sfruttamento non di un padrone in carne e ossa, ma di impalpabili piattaforme digitali.

Sono per lo più giovani, pagati a cottimo, a consegna, hanno zero diritti, fanno una vita di merda per guadagnare mediamente meno di mille euro al mese. Li vedi sfrecciare in città per lo più su bici elettriche che vanno come una moto, a tutte le ore, anche col freddo e la pioggia, spesso controsenso mentre guardano il navigatore.

C'è un bellissimo film di Pif di qualche anno fa, interpretato da Fabio De Luigi, che racconta bene quel mondo e ha un titolo emblematico: "E noi come stronzi rimanemmo a guardare".

Già, perchè è anche grazie all'indifferenza dei consumatori a domicilio, alla nostra pigrizia e al nostro egoismo, che il sistema si alimenta. Così, mentre noi continuiamo a ordinare pizze senza farci domande e guardare, lo sfruttamento si evolve ulteriormente.

E' di oggi un bel servizio di Marco Bettazzi su Repubblica Bologna che ci informa dell'ultima frontiera della gig economy: alimentare la guerra tra gli ultimi.

Non è una novità, sia chiaro. La pratica "mors tua vita mea" è in vigore dal medioevo e la guerra tra poveri per sfruttarli meglio è stata ampiamente collaudata anche in altri campi. Basta pensare alle campagne della destra contro gli immigrati "che portano via il lavoro agli italiani".

Impariamo così che adesso, attraverso profili fasulli, doppi account e una App, si sta scatenando la guerra tra rider per accaparrarsi una consegna in più scippandola ad altri loro pari. Il tutto con la complicità silente delle piattaforme, che poi - c'è da giurarci - sono le stesse che hanno ideato l'App dello scippo e se la fanno pure pagare cara.

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