Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
03 novembre 2025
tutti gli speciali

Il sigaro in bocca
di Rinaldo Battaglia *

Il 3 novembre 1917 – pochi giorni dopo la disfatta di Caporetto - per ordine del generale Andrea Graziani, vecchio militare della mia terra veneta (Bardolino), nato per la guerra e figlio della guerra, venne fucilato a Noventa Padovana - ancora e sempre nella mia terra - l’artigliere Alessandro Ruffini. Fu crivellato dai colpi dei carabinieri su un muro di periferia, senza alcun processo, solo perché quel generale lo aveva accusato di averlo 'salutato militarmente' senza prima essersi levato di bocca quel sigaro che stava fumando. E prima venne addirittura - si dice - ‘ brutalmente bastonato’.

La motivazione ufficiale fu semplice. Bisognava "dare un esempio terribile atto a persuadere tutti i duecentomila sbandati che da quel momento vi era una forza superiore alla loro anarchia”, come lo stesso generale Graziani dirà, tempo dopo, in risposta a chi gli chiedeva maggiori spiegazioni. Non solo – proprio a seguito di quell’articolo dell’Avanti – dirà tramite le pagine de “Il Resto del Carlino” di fine luglio 1919 che, mentre lui – il comandante - “era, in piedi sull’automobile, ad osservare la sfilata delle sue truppe udì dei soldati “pronunciare ripetutamente – rivolti ad un compagno – le parole: ‘levati il sigaro, levati il sigaro.”

Ma quel soldato non lo fece anzi il generale Graziani “rivolse allora lo sguardo a Ruffini e fu convinto di scorgere sul suo volto un sorriso beffardo”. Forse sì un mezzo sorriso, da un soldato scampato a Caporetto, forse chissà.

“Valutai tutta la gravità di quella sfida verso un generale […], valutai la necessità, secondo la mia coscienza, di dare subito un esempio terribile atto a persuadere tutti i duecentomila sbandati che da quel momento vi era una forza superiore alla loro anarchia […] Legato il soldato dai carabinieri della scorta, lo ho fatto immediatamente fucilare contro il muro della casa vicina; tutto ciò si è svolto nel tempo di quattro o cinque minuti.”

Ma il generale era il generale. E l’assassinio del soldato Alessandro Ruffini, di soli 23 anni, per molto tempo si dirà che avvenne “per il bene della Patria in pericolo”.

Ovviamente nessun giornale locale agli inizi riprese la notizia, soprattutto nella mia terra. Nessuna riga né su 'Il Veneto', né 'La Provincia di Padova', né 'Il Gazzettino'. Non conveniva.

Solo dopo si venne a sapere che persino non si conosceva nemmeno il luogo dov’erano sepolti i suoi poveri resti. Perché non meritava nemmeno una tomba e un fiore dai suoi familiari.

A guerra finita la madre di Alessandro Ruffini riuscì ugualmente a denunciare quel generale e questi, pur confermando il fatto, mai ammise alcuna sua responsabilità. Anzi era stato suo preciso dovere comportarsi in tal modo. E riprese le leggi del momento ed in particolare a quella accordata "dal parlamento al governo per le necessità della guerra con la legge 22 maggio 1915, n. 671".

Ci vollero molti anni ma un secolo dopo, il 3 novembre 2017, a Noventa Padovana è stato inaugurato un monumento nel luogo in cui Alessandro Ruffini venne fucilato. “L'installazione è composta da cinque soldati stilizzati che puntano il fucile verso il muro" dove – ancora oggi – sono visibili i fori di proiettile, con una seconda targa in plexiglas riportando parte dell’articolo dell’Avanti.

«Noventa di Padova, 3.11.1917 ore 16.30 circa. Il generale Graziani di passaggio vede sfilare una colonna di artiglieri da montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne, borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace” e per provarlo fa buttare contro un muricciuolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite. Poi ordina al T. colonnello Folezzani di farlo sotterrare: “È un uomo morto d’asfissia” – e, salito sull’automobile, riparte. Il T. colonnello non ha voluto nel rapporto [porre] la causa della morte. Tutti gli ufficiali del 280 artiglieria campale possono testimoniare il fatto.» (Comune di Noventa Padovana, 3 novembre 2017)

Non solo: l'amministrazione comunale di Noventa Padovana, con mozione n. 49 approvata dal Consiglio Comunale il 28 novembre 2018, ha richiesto la rimozione delle titolazioni di vie ad Andrea Graziani, con la proposta di dedicare, in futuro, una via o una piazza alla memoria di Alessandro Ruffini. Speriamo avvenga in fretta per entrambe.

Ci sono voluti cento anni. Brecht lo aveva detto solo un secolo prima.

“Al momento di marciare
molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
è la voce del loro il nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico”.

3 novembre 2025 – 108 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Terza Parte” - Amazon – 2025

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale