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Svegliamoci!
di Elisa Fontana
E, dunque, come ampiamente previsto e prevedibile si andrà al referendum sulla riforma del potere giudiziario voluto da questo governo con la maschera della separazione delle carriere. Infatti, è del tutto pretestuoso e fuorviante parlare di riforma della giustizia, come si affannano a dire tutti i bravi componenti di questo governo, a cominciare dal ministro Nordio.
Riforma della giustizia sarebbe avere in mente provvedimenti e iniziative che tagliassero i tempi biblici dei processi, significherebbe trovare risorse per assumere, per dare strumenti digitali ma anche solo la carta per fotocopie ai tribunali, significherebbe occuparsi sul serio dello stato indecente delle carceri, significherebbe lavorare sul serio. E non è questo il caso.
Quella che stanno tentando di fare non è una riforma della giustizia di cui hanno ampiamente dimostrato di infischiarsene, ma uno scardinamento dell’indipendenza del potere giudiziario, sancito dalla Costituzione e base minima di qualunque Stato democratico. Che sia un falso problema, ma peggio una clamorosa bugia, lo dicono i numeri: dopo la riforma Cartabia le carriere sono di fatto già separate, i passaggi dalla magistratura requirente a quella giudicante sono lo zero virgola, non arrivano all’uno per cento.
Come mai? Perché il passaggio da una funzione all’altra si può fare una sola volta e solo all’inizio carriera. E basterebbe solo questo dato per togliere il velo alla grande bugia che ci stanno propinando su un fantomatico saltare senza limiti da una funzione all’altra dei giudici.
La verità è un’altra: in tutti i Paesi in cui vige la separazione delle carriere, tutti, i PM sono sottoposti al potere politico che decide le linee e i casi di cui i PM debbono occuparsi. Eccolo qui il vero scopo di tutto questo agitarsi: sottomettere la magistratura al potere esecutivo, privandola di quella indipendenza garantita dalla Costituzione non per capriccio, ma per difesa della democrazia, perché i tre poteri fondamentali, esecutivo, giudiziario e legislativo debbono essere indipendenti e autonomi l’uno dall’altro.
Ed ecco perché quando si cita Licio Gelli e il suo piano eversivo antidemocratico strillano come aquile, perché è esattamente quello che Gelli auspicava per l’Italia. Ma non solo Gelli. Guardiamoci intorno, non siamo ristretti nel nostro sguardo. Tutti gli amici politici di Meloni, da Orban a Trump non fanno altro che picconare la magistratura in favore dell’esecutivo che tutti i poteri ingloba e controlla, limitando sempre più libertà e diritti, senza che nessuno possa porre dei freni. Il vento di destra che spira nel mondo è essenzialmente questo.
E dunque questo è il piano politico di questo governo che, però, fidando sul disinteresse, sull’analfabetismo funzionale generalizzato e sull’inesistenza di una opposizione incisiva, sta propagandando la riforma come una svolta epocale. E lo è, ma non per i motivi che artatamente adducono il governo e la maggioranza.
Ecco, se abbiamo ben chiara questa situazione, comprendiamo anche che la nostra responsabilità in quanto cittadini in questo caso è moltiplicata all’infinito. Perché qui non si tratterà di vincere o perdere un qualunque referendum, qui si tratta di permettere a Meloni di scardinare quietamente i principi fondanti del nostro Stato democratico.
Ricordiamoci tutti che ormai per fare un colpo di stato non servono generali infedeli e carrarmati. Basta la propaganda, l’ignoranza letterale dei più e la complicità di certa politica. Ma ricordiamoci anche che, poi, una volta permesso lo scempio, non si torna più indietro e questa è responsabilità di tutti noi, perché tutto ciò non ha altro nome che sdoganamento del fascismo.
Svegliamoci, prima che sia davvero troppo tardi.
 
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