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                    Governo chiede centesima fiducia: abolito il parlamentodi Cassiopea
  
                    
Ieri il governo Meloni ha raggiunto un record assoluto in tutto il globo terracqueo: ha richiesto la sua centesima fiducia in tre anni.
 100 volte, da quando è entrato in carica il 22 ottobre 2022. Capisco benissimo che hai suoi affezionati clienti-votanti non frega un cazzo di niente de sta cosa.
 Ma, dico, si accorgono o no che nel silenzio vergognoso e complice dei sempre più ributtanti Tg e media di regime il Parlamento è stato nei fatti praticamente abolito? Resta come giocoso gingillo al solo fine di distrarre e non spaventare il popolo pagante, ma nei fatti è commissariato. 
Come nel famoso discorso del bivacco alla Camera dei Deputati (1922) «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti" (eh già poteva eccome). Ad insorgere quella volta furono soprattutto i socialisti. L'onorevole Giuseppe Emanuele Modigliani urlò "Viva il Parlamento!" (eh già viva il parlamento). Ma ora?
Ora è ormai una consuetudine del governo di Giorgia Meloni: ogni volta che la maggioranza si trova in difficoltà, nonostante l’ampio divario di voti a suo favore (figlio della orribile legge truffa elettorale) l’esecutivo pone la questione di fiducia. Solitamente posta con il triplice obiettivo di blindare le disposizioni contenute nei testi, di ricompattare la maggioranza e di velocizzare l’iter per l’approvazione delle leggi, la scappatoia si presenta su un unico maxi articolo che comprende tutto il disegno di legge e permette di far decadere automaticamente gli ostacoli: cioè gli emendamenti. 
Sembrano lontani i tempi in cui la Presidente del Consiglio, prima di arrivare a Palazzo Chigi, denunciava urlando (tra l'altro) l’abuso di questo strumento da parte dell’esecutivo attraverso interventi incendiari in Parlamento ma anche sui social. Per Meloni nel 2006 porre la fiducia era una «scelta oligarchica». Un «errore drammatico» nel 2015. Una «vergogna» nel 2017. «Una mortificazione del Parlamento, una deriva democratica» nel 2021. «La democrazia è un’altra cosa», si sfogava su Twitter.
Mala tempora currunt.
Gigantesche dinamiche di diseguaglianza si rafforzano con il consenso di disperati, sottoproletari, proletari, operai pensionati e persone con gravi disagi economici ai limiti della più accettabile vivibilità. Sembrerebbe assolutamente inspiegabile questa dinamica se non si fosse già copiosamente manifestata in epoche storiche le cui derive sono state presto taciute e, con minor sforzo, dimenticate.
 
  
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