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No alla fiaccolata per il premio Nobel per la pace
di Sergio Scorza
𝗟𝗮 𝗳𝗶𝗮𝗰𝗰𝗼𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝗶𝗹𝗹𝘂𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗶𝗹 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗢𝘀𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗲𝗹𝗲𝗯𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗣𝗮𝗰𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁’𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮̀
A deciderlo è il Consiglio Norvegese per la Pace, la storica rete che riunisce 17 organizzazioni pacifiste e oltre 15.000 attivisti, in aperto dissenso con la scelta di affidare il Nobel per la Pace alla venezuelana María Corina #Machado, esponente dell’estrema destra latinoamericana, strenua oppositrice del chavismo e del governo di Maduro.
“È una decisione difficile ma necessaria,” ha dichiarato la presidente del Consiglio, Eline H. Lorentzen. “Abbiamo grande rispetto per il Comitato del Nobel e per l’istituzione del Premio ma dobbiamo restare fedeli ai nostri principi e alla vasta comunità pacifista che rappresentiamo.”
Lorentzen ha aggiunto che “alcuni metodi del Comitato del Premio Nobel non sono in linea con i valori della pace e del dialogo che il Consiglio promuove.”
La presa di posizione segna una frattura simbolica ma profonda all’interno della tradizione pacifista norvegese: due organismi distinti – il Comitato Nobel, che assegna il premio, e il Consiglio Norvegese per la Pace, che da decenni ne accompagna la celebrazione pubblica – sono oggi su fronti opposti.
Il premio Nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel, insignito nel 1980 per la sua lotta contro le dittature sudamericane, ha scritto una lettera aperta definendo la scelta “incomprensibile”:
“Non mi risulta che María Corina Machado abbia mai agito a favore del suo popolo. Al contrario, ha più volte chiesto l’intervento militare degli Stati Uniti in Venezuela.”
María Corina Machado promuove un’agenda neoliberista basata su privatizzazioni di massa e l’apertura dell’economia ai capitali stranieri: è accusata da molti di voler svendere il Venezuela alle aziende USA.
Inoltre rapporti tra la Machado e Israele sono consolidati: il suo partito nel 2020 siglò un’alleanza strategica col Likud di Benjamin Netanyahu e in un’intervista a una Tv israeliana, la Machado dichiarò che se avesse vinto le elezioni avrebbe spostato l’ambasciata venezuelana a Gerusalemme.
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