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25 ottobre 2025
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La guerra di Mondragone
di Rinaldo Battaglia *

“In guerra non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante”.

George Orwell scrisse così nel 1949 quando pubblicò ‘1984’ il suo capolavoro contro tutte le guerre e tutte le false ideologie. Nasceva sulle macerie fisiche e soprattutto morali della Seconda Guerra Mondiale. Analisi perfetta, applaudita da tutti e poi messa nel cassetto tra le cose che non ti servono o che ti irritano, perché ti mostra un mondo teorico, lontano dalla realtà, sconnesso con le tue esigenze di potere e superiorità degli uni sugli altri.

Avrei mille vicende raccontare su come in guerra, qualsiasi guerra, sia alquanto difficile restare umani perché la guerra nasce dalla parte più animale dell’uomo. Cicerone lo diceva 50 anni prima che nascesse Gesù Cristo: “la forza – intesa come guerra – è il diritto delle bestie”. E basta guardarsi attorno per rendersene conto. Perchè la guerra non ha confini e può arrivare anche a casa tua, senza che nessuno ti chieda nulla.

Oggi è il 25 ottobre e vi racconto cos’è stata la guerra in una cittadina di periferia - Mondragone - con alle spalle oltre 2.000 di storia e sempre vissuta con molta dignità. Solo che dopo l’8 settembre ’43 si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato: nel casertano all’estremità occidentale della linea difensiva tedesca ‘Barbara’. Questa, che andava dal Monte Massico fino a Presenzano, passando per Teano, era diventata strategica per il feldmaresciallo Kesselring e doveva essere tenuta – costi quel che costi - almeno fino ai primi di novembre, quando sarebbe stata completata più a nord la linea Bernhardt (e a seguire la Gustav).

Se dopo l’8 settembre in tutta Italia già si capiva la tempesta che stava arrivando, nella zona di Mondragone, la guerra si fece sentire già all’alba del giorno 9 settembre. Venne infatti subito ucciso in combattimento il col. Michele Ferraiolo, nativo della vicina Accerra e molto stimato in loco, che si oppose alla richiesta di resa incondizionata posta dai nazisti. Volevano prendere l’intero comando del suo 16° Reggimento costiero che era schierato a Villa Literno, punto strategicamente vitale.

In seguito, il col. Ferraiolo per il suo coraggio verrà insignito della medaglia d’oro al valore militare. A seguito della reazione antinazifascista degli uomini di Mondragone, la cittadina verrà bombardata già lo stesso giorno e nella zona compresa tra via Napoli e via 24 Maggio verranno decimate, con ben 16 vittime innocenti, le famiglie Spatrisano e Nardella.

Dopo a Mondragone fu una continua fuga e continui sfollamenti alla ricerca di maggiori sicurezze. Molti si rifugiarono nelle case coloniche o masserie di Falciano, Casanova e Carinola per scampare non solo alle bombe naziste e alla deportazione nei lager del Terzo Reich, ma anche ai bombardamenti degli angloamericani, che dureranno fino alla ‘conquista’ di Mondragone, il 1° novembre 1943.

Come non bastasse nell’intera zona di Mondragone, la guerra si trasformò in catastrofe nell’ultima settimana di ottobre, quando il suono degli Alleati era sempre più vicino. Ma quando i carri Usa entrarono a Mondragone trovarono macerie, cadaveri e fumi. Ci volle poco a capire fino a dove era arrivata la totale ‘mancanza di umanità’ da parte dei nazisti. Alla fine, si contarono in paese, uccise ‘solo’ nella settimana tra il 21 ed il 29 ottobre 46 persone (di cui ben 31 civili).

I nazisti qui erano truppe del 14° Panzer-Korps del 1°Panzer Grenadier-Division. Rgt. 129 e del 2°Panzer Grenadier-Division Rgt. 104, impegnati nel settore litoraneo immediatamente a nord della foce del Volturno, presubilmente agli ordini del comandante del 3./Pz.Gren.Rgt. 129, il tenente (era stato promosso il 27 maggio precedente per meriti sul campo) Lt. Paul Hoffmann.

Si racconta – dalle memorie di un testimone oculare, riuscito a sfuggire alla cattura e nascosto terrorizzato per più giorni dentro un fossato – che già il 21 ottobre, in località Còrsole, zona Canniti, alcuni contadini, mentre raccoglievano dei pomodori per le proprie famiglie sfollate a Nocelleto, vennero raggiunti da una pattuglia tedesca in perlustrazione nella zona. Il più anziano era Giovanbattista Albano che pochi giorni prima aveva compiuti 58 anni.

Gli altri, il figlio Albano - stesso nome, stesso tragico destino - di 22 anni e altri ragazzi della zona: Silvio Barbato e Domenico Grammatico di 18 anni, Michele Corrente di 19 e Pasquale Pierri, di 30 anni originario di Fisciano, scappato dalla guerra dopo l’8 settembre. Come nulla fosse, i nazisti obbligarono loro a scavare una grande fossa e subito dopo, come animali, li fucilarono. Chi non morì subito fu finito a colpi di baionetta. Come si faceva nelle battaglie del secolo precedente. I cadaveri dei sei contadini saranno ritrovati solo quando, ritirati i tedeschi e arrivati gli inglesi, le famiglie avranno la forza di cercarli, dando loro una minimale sepoltura.

“In guerra non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante”. Vero?

Massacrati, senza colpa i 6 contadini, i nazisti da padroni del mondo, il giorno dopo - il 22 ottobre - trovarono e presero una ragazzina di Mongradone, Erminia (Erminia Rota) e la violentarono più volte, fino farla morire. Aveva 14 anni. Non soddisfatti, fecero lo stesso il giorno dopo con un’altra ragazza, Luigina (Luigina Saulle): catturata, percossa e picchiata perché non voleva sostare alla violenza e più volte stuprata. Aveva 25 anni.

Poche giorni prima – il 5 ottobre ’43 - in Istria, ad Antignana nella foiba di Villa Surani veniva uccisa un’altra ragazza di 23 anni: Norma Cossetto. Per oltre 50 anni di Norma non si è mai parlato in italia. Di Erminia e Luigina, neanche quello, neanche nei 30 anni successivi. Probabilmente per la Storia italiana (e la propaganda politica che vive sui crimini ‘ideologici’) le due ragazze di Mondragone valevano e valgono meno. Per loro le foibe del silenzio continuano tuttora. Ed è solo vergognoso. Probabilmente per la politica italiana non danno appeal elettorale a differenza di Norma.

Sfogati i peggiori istinti bestiali, i nazisti ritornarono ad uccidere il giorno 25 ottobre. Non vi sono certezze documentali ma tutto lascia pensare che i fucilati siamo stati presi a seguito di un preciso rastrellamento sulla zona di Macello (Sancello) e il giorno 26 in località Pineta Vecchia. Diverso invece probabilmente quanto avvenuto tra il 25 ed il 26 nella masseria della famiglia Taglialatela con altri sette ragazzi uccisi (quasi certamente ex-nostri soldati ‘sbandati’ dopo l’8 settembre).

Di alcuni di loro non sono note le identità perché oltre alle violenze subite i loro corpi – dopo che le case erano state minate e fatte esplodere – sono stati bruciati o vigliaccamente occultati.

“In guerra non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante”. Vero?

L’inferno a Mondragone proseguì il 28 ottobre - data infausta, 21° anniversario della Marcia su Roma e 3° dell’invasione della Grecia – quando all’alba i nazisti trovarono un loro commilitone ucciso. Mai si seppero le cause e le colpe. Non è escluso un litigio tra gli stessi soldati del Panzer-Korps del comandante Hoffmann. Ma poco cambiava: partì subito la rappresaglia: 17 giovani che cercavano di ritornare a Falciano proseguendo, poi per Casanova e Carinola, dove erano sfollati i loro familiari furono fermati per strada appena fuori dell'abitato di Sant'Angelo e condotti in una cava, messi addosso ad una parete di tufo e giustiziati come animali al macello.

Quelle cave di tufo grigio in loco venivano da sempre chiamate le "cementare” (ciomentare). Questo ultimo massacro passerà alla Storia – per quei pochi che lo conoscono – come "l'eccidio delle Cementare". I 17 corpi – due dei quali mai riconosciuti – verranno recuperati solo tempo dopo, in quanto la cava fu poi minata e fatta esplodere dai nazisti. Tra gli uccisi ben 10 non avevano ancora 20 anni. Gli altri poco di più.

“In guerra non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante”. Vero?

Mondragone cittadina dall’anima forte e contadina supererà il momento, vedrà la Liberazione e il 13 aprile 2006 – 63 anni dopo quei fatti - il presidente Ciampi conferirà alla città la Medaglia d’Oro al Merito Civile.

“Centro strategicamente importante, all'indomani dell'armistizio, subì, da parte dell'aviazione tedesca, un violento bombardamento notturno che provocò la morte di sedici persone e la quasi totale distruzione dell'abitato e del patrimonio industriale ed agrario. Oggetto di spietate rappresaglie ed efferata violenza su donne da parte dell'occupante nazista, sopportava la perdita di un numero elevato di suoi concittadini, dando luminoso esempio di spirito di sacrificio, di incrollabile fermezza ed amor patrio. Settembre - ottobre 1943/Mondragone (CE)”.

“In guerra non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante”.

Forse bisognerebbe ricordarlo meglio. Basta guardarsi attorno per rendersene conto. Perchè la guerra non ha confini e può arrivare anche a casa tua, senza che nessuno ti chieda nulla. E dirlo ora, con tutte le 56 guerre accese nei quattro angoli del mondo, sembra una stupida banalità. La banalità del male.

25 ottobre 2025 – 82 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Terza Parte” - Amazon – 2025

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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