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21 ottobre 2025
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Cessate il fuoco figlio delle proteste contro il genocidio
di Alessandro Ferretti

Quando il “cessate il fuoco” a Gaza è entrato in vigore siamo stati sommersi da una grande quantità di opinioni mainstream che si affrettavano a spiegare quale fosse il motivo per cui finalmente si interrompeva il genocidio.

Da una parte c’era chi rimbalzava la spiegazione di Netanyahu, secondo cui il cessate il fuoco arrivava perché Israele aveva conseguito tutti i suoi obiettivi.

Secondo altri il tutto sarebbe invece nato dalla crisi diplomatica provocata dal tentativo israeliano di sterminare la dirigenza di Hamas bombardando la capitale del Qatar il 9 settembre scorso. L’attacco avrebbe infatti rischiato di far crollare l’intera architettura negoziale e con essa il ruolo degli Usa nel Golfo, facendo infuriare Trump che si sarebbe trovato a dover ricostruire la fiducia con il Qatar, costringendo quindi Israele a fermare la strage. Una di quelle spiegazioni geopolitiche che piacciono tanto ai “moderati” italici e pure a molti sedicenti sinistri che hanno scordato le basi del pensiero di sinistra.

Basta però soffermarsi un attimo per capire quanto questa ipotesi sia campata in aria. Trump che deve “ricostruire la fiducia” con il Qatar? Ma davvero? Il Qatar è uno stato grande come l’Abruzzo, desertico per il 90% e popolato da soli 330.000 cittadini qatarioti, serviti da una moltitudine di 2,3 milioni di immigrati.

Davvero pensiamo che gli USA e Trump abbiano bisogno di “ricostruire la fiducia” con un simile microstato dal peso strategico-militare pari a pressochè zero al punto da arrivare addirittura a prendersela con Israele, che è sempre stata la most favoured nation di qualsiasi governo e presidente USA negli ultimi ottanta anni? Di cosa aveva paura Trump? Che il microscopico esercito qatariota (il secondo più piccolo dell’intero Medio Oriente) chiudesse con la forza la megabase militare che gli USA hanno in Qatar da 30 anni?

Aggiungo: in che modo imporre il cessate il fuoco a Gaza ricostruirebbe la fiducia con il Qatar? La “fiducia” si ricostruisce fornendo garanzie, ad esempio promettendo al Qatar che eventuali ulteriori azioni israeliane avrebbero avuto conseguenze (cosa che infatti gli USA hanno fatto, imponendo anche a Netanyahu di chiedere scusa al Qatar).. ma che c’entra il cessate il fuoco a Gaza? Dove sta il nesso logico?

Ma la vera pietra tombale su questa ipotesi sta negli avvenimenti degli ultimi giorni. Se davvero gli USA avessero avuto bisogno di guadagnare l’approvazione del Qatar imponendo un cessate il fuoco, allora l’obiettivo è del tutto vanificato perchè quello che sta avvenendo adesso nella Striscia non ha nulla a che vedere con un cessate il fuoco. Israele ha infranto i patti decine di volte in pochi giorni, ammazzando allegramente a piacimento.

Addirittura, l'altroieri Israele ha ripreso i bombardamenti su larga scala uccidendo decine di persone, giustificandosi con un presunto attacco di Hamas in una zona da tempo sotto il completo controllo israeliano, su cui non ha fornito neanche mezza prova. Se il cessate il fuoco doveva servire a riguadagnare la fiducia del Qatar, ora che chiunque abbia gli occhi (incluso l’emiro del Qatar) ha visto che è una tragica farsa stile “you cease, I fire”, non dovremmo dedurre che tale “preziosissima” fiducia non è proprio l’obiettivo principale del cessate il fuoco?

Scartata l’ipotesi qatariota, resta da verificare: è vero che Israele ha conseguito il suo obiettivo primario di smantellare Hamas? Ovviamente no, anzi tale obiettivo dichiarato appare oggi più lontano che mai.

In queste settimane, appena le operazioni militari su larga scala si sono fermate, Hamas ha operato per riaffermare con determinazione il suo controllo sul territorio che Israele ha evacuato. Pattuglie armate percorrono le strade, e le epurazioni di collaborazionisti segnalano il ritorno dell’organizzazione come autorità di fatto.

Nel frattempo la proposta Forza di Stabilizzazione Internazionale, che dovrebbe sostituire Hamas nel ruolo di garante della sicurezza, rimane un’idea vaga, un progetto sulla carta che incontra sfide logistiche e politiche formidabili. I leader di Hamas, dal canto loro, continuano a dichiarare pubblicamente e senza ambiguità che il loro disarmo “non è in discussione”.

Se quindi neanche la situazione militare sul terreno spiega il cessate il fuoco, come mai è avvenuto? La risposta è altrove, ovvero in un cumulo di pressioni esterne divenute ormai ingestibili per Israele e i suoi alleati. Israele, che è uno stato nato nella violenza e che nella sua storia ha usato la violenza in modo continuativo e sistematico, aveva puntato tutto sul far implodere la società palestinese tramite pratiche di tortura di massa.

L’”idea” era che a forza di uccisioni, devastazioni e torture di ogni tipo i palestinesi si sarebbero rivoltati contro coloro che continuavano a tenere gli ostaggi, spazzando via le fazioni resistenti e regalando i prigionieri a Israele in cambio della mera sopravvienza e di un biglietto sola andata per qualche angolo remoto del pianeta. Non è andata così.

Israele si era quindi infilata in un vicolo cieco, che da un lato non le consentiva di raggiungere i suoi obiettivi, e dall’altro l’ha portata a un livello di isolamento internazionale senza precedenti. Nel sondaggio sottostante, condotto ad aprile 2025 in 24 paesi, il disastro è più che evidente e le percentuali di disapprovazione sono ancora più impietose tra le persone più giovani.

Certo, fino a quando la disapprovazione si limita a mugugni o risposte a sondaggi non costituisce un pericolo.. ma sappiamo bene come negli ultimi giorni prima del cessate il fuoco il dissenso avesse cominciato a concretizzarsi in manifestazioni e scioperi di dimensioni mai viste prima, e quando milioni di persone arrivano a scioperare e a manifestare con blocchi deliberati della produzione e circolazione di merci significa che la pressione sta arrivando a livelli ingestibili.

Provate ad esempio a pensare come possano le forze dell’ordine fronteggiare una manifestazione di centinaia di migliaia di persone esasperate da due anni di massacri sempre più atroci e determinate ad entrare dentro ai palazzi del potere per fare due chiacchiere con chi ci abita. La risposta è semplice: non è possibile.

In questo contesto di sollevazione popolare incipiente, a Israele e a Trump restava solo un’opzione: quella di lanciare un falso cessate il fuoco all’unico scopo di togliere il terreno sotto i piedi dei manifestanti, facendo loro credere che il peggio fosse passato e non ci fosse più motivo per scendere in piazza.

Ovviamente, sul breve termine questa tattica ha funzionato: le manifestazioni sono diminuite di intensità e di numero, togliendo un po’ di pressione dai governi filogenocidari occidentali. Gli sponsor del genocidio ne hanno subito approfittato per un tentativo di gigantesca supercazzola, impegnandosi spudoratamente a sostenere che non c’era mai stato alcun motivo per protestare, che Israele è l’unica democrazia, che a Gaza si viveva benissimo con cibo e bevande in abbondanza etc.

Però, la triste realtà sta mostrando a tutte e tutti che questo cessate il fuoco è solo una messinscena: un teatrino messo su ad uso e consumo dell’opinione pubblica, mentre Israele continua imperterrito a sparare, affamare, torturare palestinesi con l’immutato obiettivo di espellerli dalla loro terra ammazzandone nel frattempo il numero maggiore possibile, alla faccia dell’emiro del Qatar.

Alla luce di quanto sopra, appare evidente cosa si debba fare per sventare questo teatrino: svelare le bugie su cui si fonda, continuando a informarci e a informare sui crimini che Israele continua a commettere sui palestinesi sia a Gaza che in Cisgiordania e continuando a denunciare le immutate intenzioni genocidarie di Trump e di Netanyahu.

Le masse che sono scese in piazza in Occidente lo hanno fatto per fermare un crimine colossale, e hanno smesso di farlo solo perchè grazie alla messinscena della tregua credono che tale crimine si sia fermato. Ma la realtà è che Israele non ha affatto rinunciato ad espellere i palestinesi: ha solo ridotto temporaneamente il ritmo. La loro speranza è che il silenzio cali sui loro crimini consentendone la prosecuzione, e quindi il nostro compito è quello di spezzare il silenzio e la complicità.

Il cessate il fuoco ci ha mostrato che quando la mobilitazione diventa pervasiva neanche le più grandi potenze militari possono permettersi di proseguire le stragi. Facciamo tesoro di questa scoperta (che per molti consapevoli è solo una conferma di quanto già si sapeva) e continuiamo a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni: supportare il popolo palestinese nella sua lotta di liberazione e boicottare sempre più lo Stato genocida e i suoi alleati, fino a che la Palestina non sarà libera e con essa il mondo intero.

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