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Corpi da identificare: famiglie palestinesi guardano immagini dell'orrore
di Vitoria Sobral
Le famiglie palestinesi con familiari scomparsi per cercare di identificare i corpi sfigurati e visibilmente torturati restituiti dall'occupazione son o costrette a partecipare ad una proiezione che li mostra.
I corpi di 120 prigionieri palestinesi sono infatti stati restituiti da Israele alla Croce Rossa internazionale senza i nomi sui sacchi in cui erano avvolti, e senza possibilità di dare l'esame del DNA.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, ci sarebbero ancora in custodia centinaia di salme, di cui il 10& circa sono di minori.
L’esame forense dei 120 corpi ha mostrato “prove evidenti” di tortura e apparente furto di organi.
"Il volto è stato sfigurato dalla tortura, ma l'ho riconosciuto da un neo vicino al naso e dalla forma dei suoi denti", ha detto Akram al-Manasrah, identificando uno dei suoi due figli scomparsi attraverso le immagini proiettate.
Intanto anche Shadi Abu Sido, fotoreporter di Freed Gaza, una volta rilasciato ha raccontato le orribili torture inflitte dalle forze israeliane ai detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
Per 20 mesi, Abu Sido ha descritto di essere stato bendato, incatenato, privato del sonno e del cibo, nonché costretto a credere che la sua famiglia fosse stata uccisa, come parte della tortura psicologica di Israele.
Oltre alle sue torture personali, Abu Sido ha sottolineato la continua e sistematica tortura dei detenuti palestinesi, tra cui umiliazioni, aggressioni con cani e persino stupri, che, a suo dire, continuano quotidianamente e lasciano i prigionieri con il desiderio di morire.
Ha invitato tutti ad agire con urgenza per liberare tutti i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
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