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Chi stiamo davvero proteggendo?
di Aranka Korosi
Non so se avete mai notato che ogni volta che sulla Rai nel telegiornale appaiono dei soldati israeliani, 𝙞 𝙡𝙤𝙧𝙤 𝙫𝙤𝙡𝙩𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙨𝙛𝙤𝙘𝙖𝙩𝙞.
Non è un caso. È una regola.
In Israele esiste un sistema di censura militare ufficiale, gestito da un ufficio chiamato Israeli Military Censor.
Tutto ciò che riguarda l’esercito — foto, video, articoli, perfino post sui social — 𝙙𝙚𝙫𝙚 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙧𝙚 𝙖𝙥𝙥𝙧𝙤𝙫𝙖𝙩𝙤 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚.
𝙄 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙖𝙡𝙞𝙨𝙩𝙞, 𝙨𝙞𝙖 𝙞𝙨𝙧𝙖𝙚𝙡𝙞𝙖𝙣𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙣𝙞𝙚𝙧𝙞, 𝙙𝙚𝙫𝙤𝙣𝙤 𝙞𝙣𝙫𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙞 𝙡𝙤𝙧𝙤 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙚𝙣𝙪𝙩𝙞 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙚𝙣𝙨𝙪𝙧𝙖 𝙢𝙞𝙡𝙞𝙩𝙖𝙧𝙚, che decide cosa si può mostrare e cosa no.
Perché se un soldato resta anonimo, nessuno potrà mai riconoscerlo, denunciarlo o chiedere giustizia.
Perché diciamolo chiaramente:
un soldato che serve il proprio Paese con disciplina, nel rispetto delle leggi e delle regole, non ha nulla da nascondere.
Chi si comporta correttamente non teme di mostrare il proprio volto.
E così gli abusi diventano invisibili.
Molte organizzazioni — tra cui Amnesty International, Human Rights Watch e B’Tselem — denunciano da anni che questo sistema serve a impedire la trasparenza.
In poche parole: si racconta solo ciò che l’esercito vuole far vedere.
Ripeto: 𝙐𝙣 𝙨𝙤𝙡𝙙𝙖𝙩𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙚𝙧𝙫𝙚 𝙞𝙡 𝙨𝙪𝙤 𝙋𝙖𝙚𝙨𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙙𝙞𝙨𝙘𝙞𝙥𝙡𝙞𝙣𝙖 𝙚 𝙤𝙣𝙤𝙧𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙝𝙖 𝙣𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙙𝙖 𝙣𝙖𝙨𝙘𝙤𝙣𝙙𝙚𝙧𝙚.
𝘾𝙝𝙞 𝙖𝙜𝙞𝙨𝙘𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙡𝙚𝙜𝙜𝙞, 𝙣𝙤𝙣 𝙩𝙚𝙢𝙚 𝙙𝙞 𝙢𝙤𝙨𝙩𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙧𝙞𝙤 𝙫𝙤𝙡𝙩𝙤.
E allora mi chiedo:
quando vediamo un volto sfocato in tv…
chi stiamo davvero proteggendo?
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