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Cortei pro Pal non escludono altri conflitti, li comprendono
di Giuseppe Franco Arguto
"𝘊𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘤𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘭𝘪𝘵𝘵𝘪, 𝘤'𝘦̀ 𝘯𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘰 56 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘦 𝘴𝘪 𝘴𝘢, 𝘪𝘯 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘭𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘮𝘶𝘰𝘪𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘪 𝘤𝘪𝘷𝘪𝘭𝘪 𝘵𝘳𝘢 𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘪 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪."
Sono parole che ricorrono molto spesso nei dibattiti tra amici e conoscenti. Talvolta mi chiedo come non si può avvertire l'estremo colpo inferto non solo ad un intero popolo: il crimine di cui trattiamo si chiama "genocidio", pulizia etnica.
È inoppugnabile che ogni guerra è un crimine contro l'umanità, che non esistono vincitori, e che in tutte le guerre le prime vittime sono i civili; ma il motivo per cui la mobilitazione mondiale si concentra oggi sulla Palestina non è indifferenza verso gli altri conflitti, è consapevolezza politica.
𝙌𝙪𝙞 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙞 𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙖 “𝙨𝙤𝙡𝙤” 𝙙𝙞 𝙪𝙣’𝙖𝙡𝙩𝙧𝙖 𝙜𝙪𝙚𝙧𝙧𝙖: 𝙨𝙞 𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙪𝙣 𝙜𝙚𝙣𝙤𝙘𝙞𝙙𝙞𝙤 trasmesso in diretta, con l’appoggio attivo delle potenze occidentali, in violazione sistematica del diritto internazionale e con la complicità delle istituzioni che dovrebbero garantirlo.
In Palestina non è in gioco soltanto la sorte di un popolo, ma il principio stesso della giustizia globale: il diritto dei popoli a esistere, a non essere colonizzati, bombardati e privati della loro terra.
Per questo milioni di persone si sollevano: perché Gaza non è un “fronte locale”, ma il simbolo della resistenza universale contro il colonialismo, l’imperialismo e il capitalismo armato che oggi regge l’ordine mondiale.
Chi si batte per Gaza si batte contro tutte le guerre, perché riconosce nel loro motore il profitto, la conquista, il dominio, in sintesi la stessa logica che devasta ogni popolo.
Non è la prima volta che l’umanità assiste a scenari come quello nelle immagini di Gaza distrutta. Ma ogni volta dovremmo fermarci e ricordare una verità semplice e inviolabile: ogni popolo, in ogni latitudine, ha diritto di vivere la propria vita sulla propria terra.
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