 |
La tregua che non era una tregua
di Gabriele Germani
Dopo oltre sessanta anni di tentativi di annessione coloniale Israele ha capito che non può piegare la resistenza palestinese.
Dunque è passato (in concomitanza con i cambiamenti strutturali interni al capitalismo occidentale) alla fase due del piano: il genocidio compiuto.
C'è solo un modo per fermare la resistenza palestinese: ucciderli tutti.
Il problema reale è che a Tel Aviv e alla Casa Bianca (non fosse per un po' di cosmesi) sarebbero ben disposti a proseguire su questa strada, pur di chiudere la partita e controllare uno snodo geografico fondamentale Est-Ovest e vicino allo Stretto di Suez.
Quello che accade a Gaza ci riguarda tutti, è non è un tregua per i gazawi che conserveranno un'entità coloniale e occupante a pochi chilometri da casa.
Non è una tregua neanche per noi.
L'ordine imperialista sta reagendo alla crescita del Sud globale nel peggiore dei modi possibili: aggredendo, restringendo, depredando, mentendo.
Nel Regno Unito 12.000 fermati per post e commenti su internet in un anno: record assoluto nel mondo.
Negli USA, il presidente invita l'esercito a operare contro i propri cittadini.
Nel resto d'Europa dilagano misure repressive.
Non è il bau bau dello spauracchio a doverci far paura, quanto un mondo artificiale, levigato, controllato, profondamente non-democratico, in cui tutti noi diventiamo unicamente strumenti.
Lo spirito nichilista dell'Occidente che seicento anni fa partì alla conquista dei mari e degli altri popoli, è ora al suo apice, da qui può proseguire o distruggendo tutto e finendo col divorarci tutti o può perdere uno scontro, mortale, in cui soffriremo tutti, tanto.
Facciamoci trovare pronti a questa nuova sfida, metafisica direi.
Siamo tutti in pericolo...
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|