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Antimafia: Antonino Saetta e Cesare Terranova
di Pino Maniaci
Nel corso della sua carriera si occupò di alcuni tra i più importanti processi di mafia, dall'omicidio del giudice Rocco Chinnici a quello del capitano Emanuele Basile.
Il giudice Antonino Saetta era consapevole dei rischi che correva condannando i boss mafiosi e i loro picciotti ma andò avanti comunque, mettendo sempre al primo posto la giustizia.
Il 25 settembre del 1988 era in auto con il figlio Stefano, di ritorno a Palermo dopo avere assistito al battesimo di un nipotino a Canicattì.
Ma a casa non ci arrivarono mai.
Vennero assassinati con una scarica di proiettili da un commando mafioso, nella tarda serata di quella domenica.
Quarantasette, in totale, i colpi sparati dai killer. Una carneficina.
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Oggi, nel 1979, Cosa nostra uccideva Cesare Terranova, il giudice che nel 1974 aveva processato e condannato all'ergastolo la "Primula rossa" di Corleone, Luciano Leggio.
Il pezzo di merda conosciuto come Liggio che, nonostante sia già uscito in orizzontale dalle patrie galere, viene ancora osannato e ricordato affettuosamente da aspiranti mafiosetti o presunti tali.
Oltre a Terranova ricordiamo il suo angelo custode, l'unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent'anni: Lenin Mancuso, che il giorno dell'attentato si trovava insieme al magistrato.
Alla via dove abitava la famiglia della belva Totò Riina cambiarono nome nel 2018, intitolandola proprio a Cesare Terranova.
A Corleone la lotta alla mafia passa anche attraverso il ricordo delle vittime.
 
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