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Trump: intervento fiume al'ONU
di Leandro Leggeri
Cinquantasette minuti. Tanto è durato l’intervento all’Assemblea generale dell’Onu. Tempo massimo previsto: 15. Ma Trump davanti al timer è come l’inquilino che non paga le spese condominiali e poi pretende pure di decidere sul colore delle ringhiere.
Il momento più alto? «Mi è sembrato un brav’uomo. Io gli piaccio. Lui mi piace. Ci siamo abbracciati», ha raccontato di Lula. Peccato che Lula, in sala, fissasse i suoi come a chiedere: “Ma questo non è quello che ci ha appena rifilato il 50% di dazi?”. Un abbraccio immaginario: più che Onu, sembrava Black Mirror.
Poi il delirio: l’Onu colpevole di aver rifiutato il suo progetto di restyling con «marmi e mogano» («il loro risultato è di gran lunga inferiore»), il gobbo elettronico sabotato («noi non c’entriamo», precisano i tecnici Onu), e l’accusa a un’istituzione che produce solo «lettere attentamente pensate, che non fanno nulla per risolvere i conflitti». Lui invece, «ha messo fine a sette guerre».
Numero variabile, a seconda dell’umore e della pronuncia dei Paesi coinvolti: «Abee-baijan» e «Albania» in pole position.
Immancabile la sezione scientifica: il Tylenol provoca autismo (smentito dall’Oms), gli ambientalisti vogliono sterminare le mucche, e il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo.
Gran finale: un inno alla libertà di parola, pronunciato da chi il giorno prima aveva criminalizzato l’antifascismo.
Alla chiusura, applausi timidi della sua delegazione, mentre il resto della sala si è riversato fuori come in un’evacuazione antincendio. La presidente dell’Assemblea ci ha messo venti minuti a ricostruire il gregge.
Insomma: cinquantasette minuti di Trump. Un discorso? No. Un reality show senza televoto.
Con lui sul podio, l’Onu sembrava diretta da Leslie Nielsen nei panni del Presidente in Scary Movie 3.
 
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