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Israele storicamente non rispetta patti o amicizie, solo la forza
di Rossella Ahmad
Danny Yatom bazzica la politica israeliana da tempo immemorabile. Ai più, è noto dal primo tentato assassinio del capo del Politburo di Hamas in esilio, Khaled Mash'al.
Piccolo promemoria da tenere sempre presente, onde evitare di fare la figura dei sionisti involontari: Hamas è un partito politico nato dalla Resistenza in una terra occupata.
La sua azione è politica e pragmatica, e si esplica in un'arena politica. Altra cosa è il suo braccio armato, che si occupa della Resistenza sul campo come concesso dalla legge e da tutte le convenzioni internazionali. Chi confonda l'una e l'altra parte con il terrorismo o, peggio, con una sorta di talebanesimo fondamentalista, non sa di cosa parla.
Torno al 1997, anno in cui Israele tentò l'assassinio extragiudiziale di Mash'al. Un consistente gruppo di agenti del Mossad nella veste di turisti con passaporto canadese sbarcò ad Amman, capitale del paese che aveva appena stipulato una pace separata con israele, ed immobilizzò il politico palestinese fuori del suo ufficio, iniettandogli del veleno mortale nell'orecchio sinistro.
La security riuscì a catturare due degli agenti e re Hussein in persona negoziò con israele i termini del loro rilascio: l'antidoto immediato per Mash'al e la liberazione di un ingente numero di prigionieri palestinesi, tra cui l'anziano leader spirituale del movimento, Ahmad Yassin.
Un atto criminale di pirateria internazionale, per giunta all'interno di un paese "amico", si risolse in un fallimento clamoroso, materiale e d'immagine, compendiato dalla triste figura di un Danny Yatom che si precipitava ad Amman a chiedere perdono al re, con la valigetta contenente l'antidoto.
Due considerazioni, da tenere a mente anch'esse, come la precedente: Israele ed il suo rinomato servizio di intelligence possono fallire.
Israele conosce solo il linguaggio dell'intransigenza e solo a quello obbedisce.
Non ci sono patti, accordi, amicizie e trattati che rispetterà se non obbligato da una forza antagonista e di contrasto.
Della giustezza di entrambe le considerazioni ne è prova il tentato assassinio extragiudiziale dell'intero team di negoziatori di Hamas, tra cui Khaled Mash'al, a Doha per trattare il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza.
Un fallimento epocale, un puro esercizio della consueta pirateria internazionale senza alcun obiettivo che non sia il sangue, di cui israele pagherà le conseguenze all'interno della sua stessa società, quando anche l'ultimo idiota avrà compreso che il destino degli ostaggi non figura nell'agenda governativa dell'entità sionista.
Stendo un velo pietoso sulla questione dell'intransigenza, completamente evaporata a favore di una posizione a novanta gradi dell'intero globo terracqueo, in particolare del quadrilatero di terra compreso tra il Mediterraneo ed il Golfo Persico.
Ed il mondo non ha ancora compreso la gravità di questa posizione assunta, che equivale ad una sodomizzazione dolorosa e prolungata, dalle conseguenze letali.
Torno a Danny Yatom, e all'intervista rilasciata qualche tempo fa. L'Idf non ha alcuna possibilità di sconfiggere Hamas sul campo, ha dichiarato, ma gli omicidi extragiudiziali dei suoi Leaders continuano ad essere un'opzione.
In Israele il lupo perde il pelo ma non il vizio, e questo ultraottantenne diversamente semita proveniente dall'Ucraina - regione di Proskov Kamianets-Podilskyi il vizio non lo ha perso, ma la sua considerazione a proposito della resistenza può essere considerata brillante, in un'establishment che ha fatto dell'ottusa forza bruta il suo vessillo: nonostante la sproporzione delle forze in campo, essa è destinata a vincere alla lunga, perché motivata, non lacerata da contraddizioni insanabili e con obiettivi chiari.
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