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12 settembre 2025
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11 settembre 2001 l'inizio della fine dei diritti individuali
di Rossella Ahmad

Due date speculari, ed eventi drammaticamente speculari, segnano l'inizio di questo secolo. Venticinque anni di puro arbitrio, in cui l'inaugurazione di un concetto ambiguo come "guerra al terrorismo" fornisce la foglia di fico per una violenza potenzialmente infinita, che non ha limiti di tempo e di spazio.

Il nuovo mondo che sognavano i neo-conservatori americani è diventato l'incubo di intere popolazioni, falciate, depredate, decimate da una violenza di stato con potere assoluto di vita e di morte, che agisce senza freni né legali né morali.

Una superpotenza che si arroga unilateralmente il diritto di poter colpire chiunque dovunque, al di fuori di qualsiasi schema di legalità universalmente riconosciuta.

Un mondo che soccombe di fronte all'arbitrio, alimentato da decenni di islamofobia. Un Medioriente devastato, con campi di tortura e detenzione, da Guantanamo ad Abu Ghraib, da Ofer a Megiddo, i cui prigionieri perdono qualsiasi contatto con il mondo esterno, per divenire fantasmi, vittime senza giustizia, ologrammi. Vite collaterali.

Quattro milioni e mezzo di vittime accertate.

La guerra al terrorismo" che è stata sferrata contro l'intero Medioriente, di cui Gaza è epitome e capitolo finale, devastazione di un' enorme area del pianeta per questioni di dominance globale e riduzione al silenzio "manu militari" di chi non fosse d'accordo, ha generato una serie infinita di lutti e distruzioni, mai terminati anzi incrementatisi con le nuove guerre economiche e per procura.

Si stima che, dall'11 settembre 2001 ad oggi, gli USA abbiano causato la rimozione forzata di 59 milioni di uomini e donne in otto nazioni sovrane ed abbiano sganciato una media di 46 bombe al giorno, nel fare ciò spendendo la modica cifra di 32 milioni di dollari all'ora. Ogni ora di ogni giorno di tutti i mesi dell'anno da oltre venti anni.

In occidente non siamo messi meglio.

Sì è cominciato con gli aeroporti, si finirà alle città a 15 minuti - tale sarà il tempo di mobilità massima concessa ai cittadini all'interno di aree urbane sempre più ristrette - di cui Hebron, in Cisgiordania, è prototipo.

Ma quando si cominciano a mettere in discussione i diritti dei pochi, è a quelli della maggioranza che si punta. La storia lo insegna. Perché i diritti sono di tutti e sono intangibili per definizione, oppure non sono. E se non sono, qualcosa di terribile è accaduto senza che ce ne accorgessimo.

Cos' è la democrazia, se non il principio minoritario? Se viene meno il principio della uguaglianza dei diritti delle minoranze, viene giù tutta l'impalcatura fintamente democratica su cui si è pavoneggiato l'occidente sino a ieri. Ed è venuta giù, in effetti, mentre il sistema di erosione generalizzato avanzava a macchia d'olio, indisturbato.

"La storia è nostra e la fanno i popoli", disse Salvador Allende. Ma più spesso ne sono vittime.

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