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11 settembre 2025
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Lo strano caso del generale Nicola Bellomo
di Rinaldo Battaglia *

Esiste il nome di un altro generale che passerà alla storia per esser stato condannato e poi giustiziato, a guerra finita. Unico della lista dei 1.283 italiani criminali di guerra, accusati dalla War Crimes Commission e richiesti per i processi dai paesi ‘vittime’ il 4 marzo 1948.

Ma il caso era ben diverso da come ci si aspetta.

Quel generale si chiamava Nicola Bellomo e può esser elevato quale simbolo di quel periodo o della nostra povera Italia. Sempre più ‘land of confusion’, dove il vero si mescola col falso, dove la vittima è trattata come il carnefice, dove si tagliano le pensioni agli anziani ma si ridanno i vitalizi ad onorevoli, già condannati, dove si osanna la X Mas.

Italia 1945 o Italia 2025?

Nicola Bellomo aveva due colpe: non esser stato un fascista ma solo un militare e, peggio ancora, non aver commesso crimini in Jugoslavia o Grecia, ma aver avuto, come controparte, gli inglesi quando gli inglesi erano ‘il nemico’.

Era stato un eroe nella Grande Guerra, pluridecorato e più volte promosso.

Nel 1936, nel momento più alto nei consensi del fascismo e prima della Guerra all’Etiopia, a soli 55 anni, preferì ritirarsi a vita privata, non riconoscendosi più nel servilismo piatto del mondo militare alla politica aggressiva del Duce.

Con l‘entrata in guerra dell’Italia sul finire del ‘40 venne, come altri, ugualmente richiamato alle armi e col grado di Generale di Brigata assegnato al Comando del Presidio di Bari, molto impegnato in zona nella battaglie contro gli inglesi. Si ricordano le bombe sul porto di Taranto, ad esempio.

Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre’43, non esitò un attimo a restare fedele al Re ed opporsi, senza tentennamenti, ai nazisti e ai fascisti che si riconoscevano ancora nel Duce. Determinanti le sue strategie in difesa della città di Bari, contro il generale tedesco Sikenius che puntava a distruggere il porto, capendone l’importanza vitale e strategica nel Mediterraneo. Quando, dopo, arrivarono gli inglesi – ora ‘amici’ - la resistenza nazifascista era già stata eliminata.

Ma gli inglesi avevano buona memoria e si ricordarono che il gen. Bellomo era stato anche il comandante italiano che aveva preso prigioniero il gruppo paracadutisti, sempre inglesi, che nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1941 avevano distrutto alcuni ponti altrettanto strategici dell’Acquedotto Pugliese, in un’operazione molto importante per Londra, chiamata in codice ’Colossus’.

I 35 uomini del comandos vennero incarcerati – in altri casi probabilmente sarebbero stati subito fucilati – ma la notte del 30 novembre ’41 due di loro, il capitano George Playne e il tenente Roy Roston Cooke tentarono una fuga poi fallita. Vennero subito ripresi e nell’interrogatorio per cercare di capire se ci fossero state anche delle connivenze italiane, presente il gen. Bellomo, il cap. Playne venne ucciso e il ten. Cooke ferito ad una gamba.

Il 28 gennaio ‘44, quando oramai in Italia la guerra aveva preso una piega a favore degli Alleati – una settimana prima vi era stato lo sbarco ad Anzio - il gen. Bellomo venne arrestato dagli inglesi "per aver sparato o fatto sparare contro due ufficiali britannici, causando la morte di uno di essi e il ferimento dell'altro" e solo a guerra finita, il 14 luglio ‘45, un anno e mezzo dopo di carcere, venne formalmente processato. Ora l’accusa era di aver personalmente sparato ai due inglesi, accusa sempre smentita dal gen. Bellomo pur assumendosi la responsabilità morale e militare, in quanto ‘comandante del Distretto’.

Solo due settimane dopo, il 28 luglio ‘45, il gen. Bellomo venne condannato a morte. Nessuno dei politici italiani del nuovo governo volle opporsi agli alleati inglesi, nessuno fece nulla. Come fece nulla Badoglio – altro ‘presunto’ criminale di guerra - nel gennaio’44 al momento del suo arresto. Lo stesso generale, forse per dignità, forse per coerenza, rifiutò di chiedere la grazia (a chi poi?). Venne, così, fucilato presso il carcere di Nisida l’11 settembre ‘45.

80 anni fa come oggi.

Solo 6 anni dopo, l’11 aprile 1951, con decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, si cercò di correre un po’ ai ripari, almeno a livello morale, assegnando postuma al gen. Bellomo la Medaglia d’argento al valore militare. Di recente la città di Bari gli ha dedicato una importante via, sulla strada che porta al Policlinico Cotugno.

L’unico ‘presunto’ criminale di guerra - nell’elenco dei fascisti indicato dal War Crimes Commission - ad esser giustiziato non era fascista! Dimenticato e nascosto, perché scomodo. Questo fu il nostro post-fascismo.

La guerra resta sempre un atto di vigliaccheria, dove pochi si arricchiscono sul sangue di molti.

Soprattutto da noi, per la storia complessa e complicata del nostro paese, dove criminali di guerra vengono portati agli onori, dedicando a loro anche mausolei come al gen. Rodolfo Graziani ad Affile (Roma) e altri - perché fuori dai grandi giochi del potere – fucilati con accuse non sempre bene provate dai fatti.

Gli inglesi nel ‘45 volevano la loro dose di vendetta e vittoria.

Vennero accontentati con la schiena di Nicola Bellomo. Gli jugoslavi e i greci non contavano nulla e mai vennero accontentati. Il loro sangue non contava. Podhum, Rab, Domenikon davvero non sono mai esistiti. E a cascata, quindi, neanche Basovizza, Villa Surani, Monrupino con le loro foibe.

La guerra è solo ipocrisia, la guerra è solo business, la guerra è solo vergogna.

Non si potrà mai umanizzare, soltanto per questo andrebbe abolita, riprendendo le parole famose di Albert Einstein.

11 settembre 2025 - 80 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ’A Podhum io scrivevo sui muri’- ed. Ventus/AliRibelli – 2022

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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