Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
11 settembre 2025
tutti gli speciali

Repubblica e Corriere vergognosi su Gaza
di Roberto Prinzi

Pur comprendendo il disgusto e l'indignazione, credo che chi a sinistra sostenga la causa palestinese in Italia a volte si perda in battaglie social secondarie e finisca di perdere gli elementi politici davvero rivelanti della questione. Sono diventati virali i due articoli indegni di Mariarosa Mancuso pubblicati sul Foglio e così tanto girano le prime pagine e gli articoli de "Il Riformista".

A livello concettuale ed emotivo: sì giustissimo. Ma esattamente a noi cosa importa di questi qui? Chi, siamo onesti, conosceva Mancuso? Quante copie vende il Foglio e quante il Riformista? Perché dare pubblicità a queste cloache di umanità prima che di giornalismo?

Nel frattempo, mentre si faceva pubblicità a queste inutilità, il Corriere della Sera, e in misura leggermente minore Repubblica, hanno continuato a pubblicare articoli penosi ben più gravi e pericolosi.

La Mancuso conta zero. Ma quando Galli della Loggia qualche giorno fa ha scritto un editoriale "ironico" per dimostrare che a Gaza non c'è un genocidio perché i morti sono 60,000 lo ha fatto con lo stesso sprezzo di Mancuso per i palestinesi: il processo di disumanizzazione è lo stesso. Ciononostante, pochi hanno aperto bocca. Eppure Della Loggia è noto, notissimo. Influente al punto da far parte della commissione ministeriale per rivedere i testi di storia a scuola (infatti si sono viste le "novità").

Il Corriere è pura fogna: ieri, pur di andare contro alla Flotilla e difendere lo stato mafioso israeliano, hanno intervistato un tale esperto di una università scozzese, Andrea Gilli, che, senza alcuna dignità, parlando dell'attacco israeliano agli attivisti, ha affermato (cito testualmente): "potrebbe trattarsi di un lanciarazzi d'allarme sparato dalla barca stessa o da un'altra barca lì vicino".

Il giornalista, in modo ignorante o in mala fede, neanche ha provato a dire nel suo pezzo che Israele ha già colpito non molto tempo fa a Malta in modalità simili e che comunque fa ciò che vuole e che è l'unico attore ad avere interessi a minacciare gli attivisti pro-Pa. Ma poi perché quest'ultimi si sarebbero dovuti sparare addosso un lanciarazzi (posto sempre che quello fosse un lanciarazzi)? Inutile dire che oggi, "stranamente", non c'era alcun riferimento nella sua versione cartacea al secondo attacco drone. Forse sono finiti i lanciarazzi degli attivisti.

Il Corriere titolava il "Giallo del drone". So che è apparentemente meno inquietante delle parole su Hind, ma è molto più grave politicamente. Per non parlare dei Mieli e company o su Repubblica dove vengono sempre intervistati pseudo pacifisti israeliani - oggi la figlia di Oz, qualche giorno fa il figlio di Peres - che però candidamente continuano a dirci che i "terroristi" vanno eliminati (quindi ok bombardare il Qatar e il negoziato ci dice oggi la figlia di Oz), perché la guerra è giusta.

Né più né meno come Netanyahu. L'impostazione è quella: sono differenze cosmetiche per i palestinesi. Esattamente come la gente che scende in piazza in Israele per protestare contro Netanyahu.

Nella crisi dei lettori della stampa italiana, Corriere e Repubblica sono molto più pericolose di un Foglio o de Il Riformista perché restano comunque i due principali giornali italiani: i loro "esperti" sono ovunque. Contro questi due giornali andrebbero fatte campagne e proteste.

C'è chi coraggiosamente ha deciso di pubblicare a pagamento un manifesto di condanna per il silenzio per il massacro dei giornalisti palestinesi. Ottima iniziativa. Ma bisogna continuare. Denunciare i media è un'operazione molto importante, ma deve avere chiari obiettivi e priorità. Bisogna avere una chiara linea politica d'azione perché loro, con i loro articoli penosi e disumani, il messaggio politico lo mandano chiaro e tondo ogni giorno.

Nei loro articoli. In ogni loro apparizione in tv dove, neanche a dirlo, mancano i palestinesi. Intellettuali, attivisti, palestinesi ordinari. Non ci sono. Fatto ben più grave, con il dovuto rispetto, di cosa dice la disgustosa Mancuso. Ma fa meno trend. Fa meno indignazione. Eppure, è lo stesso principio: come Hind è meglio che muoia tanto sarebbe diventata una con il burqa, così i palestinesi è meglio che li facciamo tacere. Che muoiano in silenzio.

Dunque la domanda da porci è: perché siamo con i palestinesi?

Perché li vediamo solo come poveretti e li dobbiamo "salvare" così da ripulirci la coscienza perché questo genocidio porta anche i nostri nomi? E se sì, una volta che il genocidio finirà, cosa ne faremo delle bandiere della Palestina che magari abbiamo esposto anche sui balconi?

Oppure ci sforziamo realmente di capire che i palestinesi vogliono essere liberi e per cui, benissimo che finiscano gli stermini a Gaza, ma che dovremmo "bloccare" tutto finché la Palestina non sarà libera. Perché questo è il punto: la libertà della Palestina, la pace della regione, la giustizia sociale dei popoli, che non può passare se non con la dissoluzione dello stato coloniale d'Israele perché non è riformabile, non esiste un sionismo buono. Lo dimostrano anche il Corriere e Repubblica.

Se è chiaro questo punto, allora, non sono amici dei palestinesi i Serra che ora si augura sulle pagine della Repubblica il meglio per la Flotilla né i tanti come lui che riducono la causa palestinese a causa umanitaria. Domani, se il genocidio dovesse terminare, scriveranno di Palestina? Loro che, nei loro pezzi, non fanno altro che considerare la resistenza palestinese, per loro tout court "Hamas", come terroristi.

Non lo sono i Mineo che continua a chiamare Hamas terroristi e che oggi scrive post duri contro Tel Aviv. Ma Mineo quando faceva il giornalista perché non era altrettanto duro con Israele? Eppure era direttore di RaiNews all'epoca di Piombo Fuso, un inferno descritto dal compianto Vittorio.

E anche a chi si schiera e scrive dalla parte delle vittime, forse è giunta l'ora che non si raccontino solo il numero di morti palestinesi ma che si dia più luce e lustro alle azioni di resistenza quotidiana palestinese. Armata e non. Perché c'è. Pur schiacciata, ma c'è. Senza dimenticare i palestinesi della Cisgiordania e i troppo oscurati palestinesi d'Israele.

Non potremmo mai avere indietro nessuna vittima palestinese. Ma ora è il tempo di alzare la posta politica, le richieste: sanzioni, boicottaggio, isolamento che possano portare alla dissoluzione dello stato razzista e coloniale israeliano.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale