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11 settembre 2025
tutti gli speciali

Fratelli coltelli
di Elisa Fontana *

Dio, patria e famiglia sicuramente, ma quando si tratta di una candidatura non ce n’è per nessuno.

A Prato da inizio anno si sta svolgendo una guerra senza esclusione di colpi tutta interna a Fratelli d’Italia e alla sua specchiata classe dirigente che non si sa come etichettare, in bilico com’è fra la farsa, il ricatto, le foto rubate, le lettere anonime, le minacce, le logge massoniche e una visione della politica come lerciume conclamato dove ogni colpo basso è sempre meno basso del prossimo.

Vediamo di ricostruire tutta la faccenda. Alle prossime elezioni regionali, che in Toscana si svolgeranno ad ottobre, FDI voleva ottenere un risultato importante candidando, a supporto del candidato presidente alla regione Alessandro Tommasi, il suo esponente più rappresentativo, l’enfant prodige del partito, quel Tommaso Cocci avvocato, a soli 31 anni già capogruppo consiliare al Consiglio comunale di Prato.

Lanciatissimo, dunque e la sua candidatura alle prossime regionali è scontata come gli editoriali di Bocchino. Scontata ma, evidentemente non gradita dentro il partito tanto da far aprire una vera e propria faida, giocata danzando sul codice penale.

A gennaio scorso Cocci riceve una splendida lettera anonima che non lascia niente all’immaginazione “Se ti candidi ti distruggiamo la vita”, lettera condita da accuse di pedofilia, uso di droghe, partecipazione a festini gay, foto compromettenti e accuse di affiliazioni massoniche. E per essere sicuro che la cosa non sfuggisse all’attenzione di nessuno, l’anonimo corvo manda la stessa lettera ad una deputata FDI di Prato, Chiara La Porta, e ad altre sette persone del partito, mancavano solo il prete e il farmacista e l’opera era completa.

Cocci, che è avvocato e non è sprovveduto, va subito dagli inquirenti a denunciare la lettera anonima e anche un tentativo di adescamento online, con sue foto intime finite in mano all’anonimo corvo che, evidentemente, aveva saputo adescarlo bene. Un quadretto davvero edificante. Ma andiamo avanti.

Cocci capisce immediatamente che la bordata anonima arriva dall’interno di FDI, nonostante lui sia appoggiato dai pezzi grossi del partito, a cominciare da Giovanni Donzelli per finire con La Porta. I sospetti di Cocci si dirigono sul compagno di partito che aspira anche lui ad essere candidato alle regionali e che, poco furbamente vien da dire, nei giorni in cui Cocci ricevette la lettera anonima chiede in pieno consiglio comunale un test antidroga per tutti i consiglieri comunali. In quanto alla loggia massonica Sagittario, che ha inguaiato anche l’ex sindaca di Prato Bugetti, indagata per corruzione, Cocci ammette di farne parte, ma sottolinea di essersi messo in sonno da giugno.

E adesso ci vorrebbe in sottofondo una musica ansiogena, perché come in tutti i gialli che si rispettino, ecco il colpo di scena: dietro l’azione ricattatoria secondo gli inquirenti ci sarebbero due colleghi di partito che avrebbero trovato un modo spiccio per tagliare politicamente le gambe a Cocci. Si tratta di Claudio Belgiorno, ex membro del consiglio comunale e Andrea Poggianti, vice presidente del consiglio comunale di Empoli. Il primo di FDI, il secondo lo è stato fino a febbraio 2024. Entrambi sono stati sottoposti a perquisizioni e verranno ascoltati nei prossimi giorni.

Il caso giudiziario farà il suo corso, ma quello politico è in piena ebollizione. Perché se Cocci ieri ha annunciato il ritiro della propria candidatura alle prossime regionali, quella di Belgiorno è ancora in piedi. E la presentazione delle candidature scade venerdì. Passerà la dichiarazione del candidato FDI alla presidenza regionale Alessandro Tommasi? Eccola: “Ribadisco la mia posizione che è netta: credo che i nomi dei candidati debbano essere credibili e inattaccabili. Ritengo che nessuno debba essere immune dalla questione morale. Non possono esserci eccezioni. In lista non possono esserci indagati.”

Dichiarazione davvero encomiabile che apre la porta inevitabilmente ad alcune domande. Tipo, in lista no ma a fare i ministri sì? Tipo, in lista no, ma a fare i sottosegretari sì? E i ministri indagati e i sottosegretari condannati sono credibili e inattaccabili? E’ davvero una interessante discrasia, questo spaesamento spazio temporale che poniamo così, lievemente, senza voler aggravare ancora di più il faticoso lavoro di chi, a Roma, sta completando il puzzle delle regionali.

Solo un suggerimento, in punta di penna: se è vero che nessuno debba essere immune dalla questione morale è anche vero che nessuno debba essere immune dal senso del ridicolo. Cambiate quel nome al partito, Fratelli d’Italia mi pare un filino pretenzioso, suggerirei Fratelli Coltelli d’Italia, sicuramente meno romantico, ma più realistico. E dal Far West di quelli che erano pronti per oggi è tutto. Per oggi, per domani non disperiamo affatto.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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