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Banca Etica: sistema USA ci impedisce di aprire un conto a Francesca Albanese
di Paolo Mossetti
Neppure Banca Etica ha accettato di aprire un conto a Francesca Albanese. Lo spiega, in un conciso e desolante intervento alla Camera, proprio Nazzareno Gabrielli, direttore generale dell'istituto di credito.
Gabrielli illustra come la finanza europea sia al guinzaglio di quella statunitense - e quindi di Trump - che ha la forza e le leggi per minacciare una libera cittadina italiana - colpevole di usare solo le armi dell'intelletto - quando intende aprire un conto corrente nel suo stesso Paese. Ad Albanese cui sono stati congelati i beni posseduti negli Stati Uniti e sono contemplate durissime misure nei confronti di chiunque abbia relazioni economiche con lei, compresi i familiari.
Una situazione grave che, sebbene abbia solo accresciuto il prestigio della giurista nel mondo, non trova sufficiente eco nell'opinionismo "integrato" (che spesso non vuole rogne, o accollarsi storie troppo divisive) né la minima solidarietà da parte di un Quirinale che, evidentemente, non vuole dare troppi grattacapi al governo Meloni.
«Banca Etica ha ricevuto nei mesi scorsi la richiesta della dottoressa Francesca Albanese di aprire un conto corrente. Abbiamo accolto questa domanda con la volontà e il desiderio di poter offrire i nostri servizi a una persona che stimiamo e che svolge un incarico delicato e prezioso sul mandato delle Nazioni Unite a difesa dei diritti umani. Nel corso delle verifiche necessarie previste dalla normativa italiana ed europea in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento al terrorismo è emerso che la dottoressa Albanese risulta inserita nelle liste sanzionatorie statunitensi, in particolare l'ASDN list dell'OFAC.
La normativa nazionale, in particolare il decreto legislativo 109 del 2007 che recepisce i regolamenti comunitari, impone alle banche di controllare che i dati identificativi dei clienti non coincidano con quelli presenti nelle liste di soggetti sanzionati. In caso di corrispondenza, come nel caso in questione, scatta un alert bloccante per il rischio che la banca riceva gravi sanzioni in caso di apertura del conto corrente.
Le liste OFAC, pur essendo emanate da un organismo statunitense, condizionano l'intero sistema finanziario globale. Le banche europee che non le rispettano possono essere colpite da sanzioni secondarie che comportano l'impossibilità di operare in dollari, l'esclusione dai circuiti internazionali di pagamento e persino sanzioni pecuniarie importi sostenibili, insostenibili anzi. Di fronte a questo quadro non abbiamo avuto margini di scelta.
Aprire un conto corrente intestato alla dottoressa Albanese finché sarà inserita nella lista delle persone segnalate esporrebbe Banca Etica al rischio di vedere compromessa la propria operatività internazionale con conseguenze drammatiche per tutti i nostri soci e clienti. Quindi il non aprire un conto corrente è stata una decisione sofferta ma in qualche modo obbligata, presa eccezionalmente anche col coinvolgimento diretto del consiglio di amministrazione della banca. Una scelta che non rappresenta in alcun modo un giudizio sulla persona o sul suo operato, ma è l'effetto di vincoli normativi e procedurali che si impongono a tutte le banche.
Siamo consapevoli della gravità di questa situazione.
Quando strumenti pensati per colpire attività criminali o terroristiche finiscono per impedire a una rappresentante delle Nazioni Unite di esercitare diritti elementari, come aprire un conto corrente, si crea una distorsione che mette in discussione i principi stessi di giustizia e di libertà.
Banca Etica continuerà nel proprio ruolo a richiamare l'attenzione delle istituzioni su questi limiti perché crediamo che il sistema finanziario non possa trasformarsi in un meccanismo di esclusione finanziaria ingiustificata.
Concludo rinnovando alla dottoressa Albanese la nostra solidarietà e la nostra stima per il suo lavoro a favore della pace per il popolo palestinese, e auspicando che le istituzioni possano contribuire a rimuovere quanto prima un'ingiustizia che la riguarda direttamente ma che riguarda anche il corretto funzionamento della democrazia e del diritto internazionale».
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