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10 settembre 2025
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UE: finalmente Von der Leyen parla di sanzioni a Israele
di Raffaele Florio

Finalmente l’Europa si sveglia. Dopo anni di indifferenza, di silenzi imbarazzanti, di complici giri di parole diplomatiche, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha avuto il coraggio di dire ciò che era ovvio a chiunque guardi i fatti con occhi onesti: è ora di sanzionare i ministri estremisti e i coloni violenti di Israele.

E non solo: la Commissione propone anche una sospensione parziale dell’accordo di associazione sulle questioni commerciali. Un gesto politico che, seppur simbolico, segna un passo avanti netto nella presa di responsabilità dell’Unione europea.

Va dato merito a Von der Leyen di non essersi nascosta dietro le solite formule retoriche: “So che sarà difficile trovare la maggioranza. E so che qualsiasi azione sarà eccessiva per alcuni. Troppo poca per altri. Ma dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità: Parlamento, Consiglio e Commissione.” Non è un discorso da politico tiepido: è un invito chiaro a rompere con l’omertà diplomatica e a riconoscere che ci sono limiti oltre i quali non si può più chiudere gli occhi.

Plaudiamo a questa scelta. Per troppo tempo l’Europa ha voltato la testa di fronte alle violenze dei coloni e alle politiche estremiste di alcuni ministri israeliani, trovando scuse, rinvii e giustificazioni. Ora, finalmente, arriva un segnale concreto: chi viola i diritti, chi alimenta conflitti, chi calpesta la legalità internazionale deve pagare un prezzo.

Anche se Bruxelles cammina sul filo del compromesso, anche se qualcuno dirà che è troppo o troppo poco, ciò che conta è che l’Europa ha rotto il silenzio. È un passo importante per ristabilire un minimo di credibilità politica e morale.

Per troppo tempo l’Unione europea ha rischiato di apparire un’entità ipocrita: pronta a sanzionare chi le sta lontano, ma timida davanti a chi ha relazioni consolidate e interessi economici da tutelare. Questa volta, finalmente, la coerenza supera gli interessi immediati. E non possiamo non plaudire a questo coraggio, che speriamo non resti lettera morta ma si trasformi in azioni concrete e incisive.

L’Europa parla, e parla chiaro: la violenza non può essere ignorata, i diritti calpestati non possono restare senza risposta, e le regole internazionali valgono per tutti.

Era ora che qualcuno lo dicesse ad alta voce.

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