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10 settembre 2025
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Israele: opposizione d'accordo con il governo
di Alessandro Ferretti

Il leader dell'opposizione israeliana "di sinistra" a Netanyahu, Yair Lapid, ha impegato meno di mezz’ora per congratularsi entusiasticamente per l'attacco terroristico israeliano sul Qatar, deciso da Netanyahu stesso per assassinare i membri di Hamas in riunione per discutere l'ultima proposta USA di cessate il fuoco.

Chiunque abbia mezzo grammo di neuroni capisce che bombardare la riunione in cui Hamas avrebbe potuto accettare il cessate il fuoco serve proprio a far saltare ogni ipotesi di tregua, eppure Lapid si congratula calorosamente parlando di “un’operazione eccezionale per contrastare i nostri nemici”.

Questa è la milionesima conferma che, nonostante le manifestazioni in Israele per il rilascio degli ostaggi spacciate per proteste contro il genocidio, pressocché l'intero arco parlamentare israeliano non solo approva, ma addirittura esulta quando il loro governo seppellisce deliberatamente le speranze per un cessate il fuoco sotto tonnellate di esplosivo.

Eppure, nonostante queste evidenze che ormai sono impossibili da non vedere, ancora tocca vedere schiere di ditini alzati quando la resistenza palestinese agisce come può contro l'occupazione, come è successo ieri. Molti di coloro che si professano dalla parte della giustizia si sono affrettati a condannare l’atto, addirittura affermando che la resistenza in questo modo fa il gioco di Israele perché legittima la prosecuzione del genocidio.

Tra le affermazioni più lunari, alcuni hanno detto che “ora Israele non si fermerà più” (come se prima fosse sul punto di fermarsi) o addirittura che l’attacco al bus a Ramot vanifica tutto il lavoro per far passare le stragi israeliane come genocidio. Come se il genocidio, per essere tale, debba avvenire nella più assoluta acquiescenza da parte delle vittime, come se la rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943 avesse magicamente trasformato il genocidio in una banale guerra tra la Germania nazista e gli ebrei.

Il motivo per tante assurdità è semplice: per molti presunti difensori della causa palestinese la priorità non è quella di ottenere libertà e giustizia per i palestinesi, ma quella di mantenere un’immagine di brava persona agli occhi della massa benpensante umanitarista narcisista de sinistra che dopo due anni di menefreghismo totale comincia a temere di stare dalla parte sbagliata del consenso.

Però questo vale solo fino a quando i palestinesi interpretano il ruolo della vittima perfetta, che si lascia torturare in massa senza reagire. Appena i palestinesi si azzardano a resistere come possono, ecco che questi ipocriti hanno di nuovo paura di stare dalla parte sbagliata del consenso. Quindi, si affrettano subito ad alzare il ditino brandendo qualche fantasioso galateo della resistenza per dissociarsi da chi osa (peraltro a costo della vita) provare a resistere a un genocidio che procede da 767 giorni e che in tutta evidenza punta a spazzare via tutti i palestinesi non solo da Gaza, ma da tutta la Palestina.

Facciamocene una ragione: intorno alla causa palestinese volteggiano milioni di stupidi codardi privi di qualsiasi reale empatia e sensibilità umana, interessati solo a capire qual è la posizione migliore per continuare a farsi i fattacci propri mentre il pianeta affonda in una crisi politica e climatica probabilmente irreversibile.

L’unica soluzione è quella di lasciarli cuocere nel loro brodo, senza perdere tempo nè a contrastarli nè a compiacerli. Per fortuna tanta umanità è invece già irreversibilmente in cammino, si incontra, collabora, agisce e cresce nei numeri e nella consapevolezza che resistere al genocidio e alla necropolitica è l’unica possibile strada per salvare la Terra e i suoi abitanti dall’abisso senza fondo in cui il narcisismo patologico dell’Occidente ci sta facendo precipitare.

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