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07 settembre 2025
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Vittime di mafia: Anna, madre coraggio
di Pino Maniaci

"Ce l'hanno messa loro la siringa, è stato ammazzato". Anna Dell'Orme ne era certa, anche se nessuno le dava retta: suo figlio, Domenico Amura, non si era provocato da solo quella overdose.

"Aveva una siringa infilata nel polso destro ma lui non si è mai bucato lì, l'eroina se l'iniettava sempre sul braccio sinistro", continuava a ripetere.

Domenico era tossicodipendente da otto anni. A maggio 1991, dopo un anno di carcere, non aveva fatto in tempo a rientrare a Secondigliano che subito venne chiamato a rapporto da alcuni spacciatori per vendere eroina. Si vide costretto ad accettare ma quando le dosi da smerciare aumentarono decise di tirarsi indietro: glielo proibirono a suon di minacce.

Così Anna si fece coraggio e andò a bussare direttamente alla porta del boss Luigi Esposito detto "Nacchella", noto trafficante di droga della zona, per lasciargli quella merda e per dirgli di non cercare più Domenico, che nel frattempo era scappato a Mantova per nascondersi.

Purtroppo la fuga non durò molto e, quando fece ritorno a casa il 7 settembre 1991, il ragazzo venne sequestrato e assassinato a soli ventitré anni.

Appresa la notizia, Anna e l'altro figlio Carmine puntarono il dito contro i membri del clan Esposito denunciandoli alla Procura della Repubblica per omicidio.

Fu l'inizio di un incubo: da quel giorno, entrambi dovettero fare i conti con una serie di intimidazioni che si fecero più pesanti quando andarono a fare nomi e cognomi anche negli studi di due programmi televisivi.

La definirono "madre coraggio" perché era pronta a tutto pur di portare avanti quella denuncia, "anche a morire". E la camorra la prese in parola: il 26 marzo 1994, venne uccisa all'interno del suo supermercato di Secondigliano. Nello stesso momento, a Casavatore, veniva freddato anche Carmine, mentre allestiva la vetrina del suo negozio di abbigliamento.

Per quella doppia esecuzione vennero fermati Angelo Liccardo e Luigi Esposito, rilasciati pochi giorni dopo "per mancanza di gravi indizi di colpevolezza".

A noi, come sempre, il compito di mantenere viva la memoria. Non dimentichiamo il sacrificio di Anna e Carmine, puniti perché avevano osato portare a galla la verità prima davanti alle autorità e poi in televisione.


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