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Ucraina: indizi del disimpegno USA
di Francesco Dall'Aglio
Articolo piuttosto interessante di Politico, che ci fornisce qualche elemento in più per rispondere a una domanda che da un po' ci si faceva, ovvero: abbiamo capito che gli USA si vogliono sganciare dall'Ucraina, forse dall'Europa in generale, e dare priorità al nemico "vero", la Cina - ma lo stanno facendo davvero?
Perché in linea di principio pare di no. Certo, un paio di batterie di missili sono state portate nelle Filippine per esercitazioni è lì sono restate, è stato mandato qualche carico di armi a Taiwan, ma insomma non pare davvero di vedere una escalation, né come esposizione militare e nemmeno come linguaggio diplomatico.
E infatti Politico ha parlato con tre persone che hanno avuto accesso alle versioni preliminari del nuovo National Defense Strategy nel quale si dice che per la nuova amministrazione statunitense la priorità è domestica e regionale, non più il contrasto a Russia e Cina. Secondo uno dei tre, "Questo sarà un cambiamento grosso per gli USA e i loro alleati su più continenti. Le vecchie, fidate promesse degli USA sono messe in discussione".
Politico ricorda ovviamente che il piano non è ancora definitivo e potrebbe essere modificato. Però spiegherebbe sia l'infatuazione, chiamiamola così, per la Groenlandia che la retorica piuttosto bellicosa sul Messico che soprattutto l'escalation, questa sì evidente e sostanziale, a Portorico dove si stanno concentrando un buon numero di navi, mezzi da sbarco, F-35 e aerocisterne (quest'ultimo di solito un buon indizio che qualcosa in ballo c'è davvero) in seguito alle minacce contro il Venezuela di essere uno stato che sponsorizza il narcotraffico.
Del resto, ricorda sempre l'articolo, il responsabile della politica del Pentagono è Elbridge Colby, storicamente un isolazionista, molto allineato quindi alle posizioni di Vance. Il mese prossimo, quando il documento definitivo dovrebbe essere reso pubblico, sapremo se le cose stanno davvero così.
A proposito di disimpegni, comunque, ce n'è appena stato un altro: gli USA hanno tagliato una serie di finanziamenti che rientravano nella "Section 333", un programma federale per il rafforzamento delle forze militari straniere, ovviamente alleate. I finanziamenti a Estonia, Lettonia e Lituania sono stati tagliati, e non è un problema da poco: la Lituania aveva ricevuto 200 milioni di $, Estonia e Lettonia 360 milioni.
Non cifre formidabili ma comunque di tutto rispetto, tagliate proprio quando i tre avevano deciso di aumentare, dall'anno prossimo, le spese militari oltre il 5% del PIL. Dovranno rinunciarci oppure, come al solito, quello che manca ce lo mettiamo noi.
 
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