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Cina: la parata militare e l'arma atomica
di Carlo Ziviello *
Premesso che io considero ogni Paese che detiene armi nucleari un Paese terrorista senza mezzi termini, perché è tale il divario che esiste tra chi ce l'ha e chi non ce l'ha e il peso in termini di politica estera (la Francia si sta rovinando finanziariamente pur di conservare il proprio deterrente nucleare) vale la pena spendere due parole sulla parata cinese del 3 settembre e su Xi Jiping vestito in modo da ricordare Mao.
Premetto che considero le parate militari come qualcosa di anacronistico, insensato e ben difficilmente interpretabile come "messaggio di pace"; premetto ancora che considero in ogni caso l'esibizione di armi come lo strumento imperialista per eccellenza, Mao subì il terrorismo nucleare da parte degli USA di Eisenhower durante le crisi dello stretto di Formosa degli anni Cinquanta, quando l'esercito popolare cercò di riprendere Taiwan e le altre isole dell'arcipelago in mano alla Cina nazionalista di Chiang Kai-shek.
Gli Usa furono a un passo dall'usare le armi nucleari contro la Cina e le sue città e anche se alla fine Eisenhower negò l'autorizzazione presidenziale, gli americani ne minacciarono apertamente l'uso. L'esito sulle trattative della prova di forza di una potenza nucleare su una Paese che non lo era fu determinante, ed è per questo che sostengo che ogni potenza nucleare è - senza alcuna eccezione, un Paese terrorista.
Nonostante ciò, Mao definì l'arma atomica "una tigre di carta", e ancora (cit.): "Mao era un convinto seguace di Sun Tzu. Virtù, benevolenza, saggezza, armonia domestica, coraggio e rettitudine sono le qualità necessarie di un guerriero, non la tecnologia. Vittoria o sconfitta non sono determinate dalle armi ma dalle masse che le impiegano. Questo era, almeno pubblicamente, ciò che credeva.
“Noi vediamo persone, non solo armi. Le armi sono un importante fattore in guerra, ma non quello decisivo. La forza non è determinata solo dal potere economico e militare ma anche dal potere dell’essere umano e dal morale. Sono le persone che brandiscono le spade”.
In risposta agli esperimenti americani, Mao affermò: “La bomba atomica è una tigre di carta che i reazionari americani usano per terrorizzare i popoli. Sembra terribile ma in realtà non lo è. Naturalmente è un’arma di distruzione capace di compiere omicidi di massa, ma le guerre sono decise dalle moltitudini e non una o due persone che decidono di impiegare un nuovo tipo di arma”.
La sua mancanza di timore verso l’atomica statunitense fu evidente durante la guerra di Corea, dove non si trattenne dal sostenere lo sforzo bellico nordcoreano nonostante il rischio incombente di causare una rappresaglia americana che includesse l’uso dell’arma nucleare".
Naturalmente Mao autorizzò il programma nucleare cinese ma senza alcun entusiasmo. E per questo faccio fatica a immaginarlo nei panni di Xi Jiping alla parata del 3 settembre, dove gli ICBM (missili balistici intercontinentali con capacità nucleare) DF5C con capacità MIRV sono stati, tra gli altri, gli ospiti d'onore.
E faccio ancora più fatica a mettere insieme quella parata con la linea di politica estera - finora molto condivisibile - seguita finora dalla Cina e dettata dallo stesso Xi Jiping "Nel 2009, durante un viaggio in Messico, Xi Jinping, allora vicepresidente della Repubblica popolare cinese, ebbe a dire: “Primo, la Cina non esporta la rivoluzione. Secondo, la Cina non esporta fame e povertà. Terzo, la Cina non esporta seccature. Che altro c'è da dire?".
Qualcosa mi sembra che stia cambiando e non so se c'entrano solo i dazi di Trump.
* Co-autore di "Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba" con Francesco Dall'Aglio
 
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