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6 settembre: il coraggio di Willy e la viltà del branco
di Viola Fiore
Cinque anni fa in questo giorno brutali assassini finivano a calci e pugni Willy Monteiro Duarte, colpevole di aver preso le parti di un amico di fronte ai bulli.
Oggi, guardando i fatti di cronaca, dobbiamo constatare che Willy, con il suo gesto generoso, ha pochi eredi, i fratelli Bianchi purtroppo molti.
Tuttavia, mentre Willy e altri (pochi) eroi agiscono da soli, questi assassini da soli non sono nessuno. Trovano la loro forza proprio nel branco. Da vigliacchi, colpiscono in gruppo un uomo solo.
Da vigliacchi, violentano in gruppo una ragazzina sola e ubriaca.
Da vigliacchi brutalizzano in gruppo un animale indifeso.
Da vigliacchi, negano gli addebiti o si nascondono dando la colpa alla vittima o inventano scuse o anche espedienti come la lettera che uno dei fratelli Bianchi inviò ad una agenzia di stampa. Era rivolta alla madre di Willy ma la mandava ad un'agenzia... poche ore prima dell'emissione della sentenza.
Una beffa per la madre disperata che diceva "Me lo hanno portato via in un modo orribile. Gli hanno fatto male, tanto male. Picchiato in maniera selvaggia. Avrà sofferto, chissà quanto.
E lui che non poteva fare niente, a terra, indifeso. È vero Willy? Hai sofferto? Massacrato senza pietà, povero figlio mio. .... Lui aveva tanto da vivere, ma non c'è più. Non ci sarà più".
Ricordiamo con commozione Willy Monteiro Duarte, il ragazzo figlio di immigrati che da solo aveva più coraggio non soltanto dei suoi assassini messi assieme, ma anche di tanti politici che usano ogni leva del potere come una clava e che pure si prestano a giustificare i colpevoli di aggressione e rivittimizzare le vittime.
 
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