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06 settembre 2025
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Guerra fredda con rischio di guerra rovente
di David Cappellini

Quelli della mia generazione e di quelle precedenti conoscono benissimo la sottile inquietudine che abbiamo vissuto nel periodo della Guerra Fredda.

La paura del conflitto mondiale nucleare, è stata per decenni la spada di Damocle sospesa sopra la testa dell' umanità intera. Ogni scossone geopolitico estemporaneo, fosse esso una guerra in qualche angolo sperduto dell'Asia o una crisi diplomatica e politica in determinate aree del mondo, evocava immediatamente lo spettro del fallout nucleare.

Abbiamo imparato a conviverci dagli anni 50, spesso con la tipica incoscienza con cui la specie umana riesce a disattivare gli aspetti psicologici negativi, è il nostro naturale meccanismo di autodifesa, ma sempre tenendo presente che sarebbe bastato un gesto minimo, come schiacciare un banale pulsante, per cancellare la vita sul pianeta. E ci siamo affidati per mezzo secolo al buon senso dei politici e dei governanti, riponendo la massima fiducia nell'istinto di conservazione che li pervade, nella saggezza naturale che porta con sé il loro ruolo, anche quando la pratica dimostrava chiaramente, che entrambe le qualità erano molto labili, se non quasi assenti.

Eppure umo Stalin, un Kruschev, un Breznev, un Andropov fino a un Gorbacev, che si confrontavano aspramente con un Eishenower, un Kennedy, un Nixon fino ad un Reagan, esaperando i contenuti politici, economici ed ideologici del conflitto freddo e creando addirittura una visione manichea accettata dalle due parti sull'atavico confronto tra male e bene, non mi hanno mai fatto la paura che mi fanno gli " irresponsabili" di adesso.

Sì, perché sapere che il destino di miliardi di essere umani è nelle mani di personaggi altrettanto pericolosi, ma infinitamente più mediocri e instabili come Kallas, Von der Layen, Merz, Macron, Starmer, Trump e compagnia, non è solo inquietante, è autenticamente terrorizzante. Anche i presidenti americani e i segretari del partito comunista sovietico, erano personaggi spesso opinabili, condizionati dagli apparati burocratici e industriali del loro paese, ricattabili e ondivaghi, ma rispetto ai soggetti che dominano la politica di oggi, avevano un senso della realtà molto piu spiccato.

Erano razionali e sapevano che per ridurre il pianeta ad un globo infuocato a spasso nell' universo o ad un ricettacolo di animali regrediti alla preistoria, bastava un nano secondo, come dipinto nei film epocali in voga in quegli anni (il Pianeta delle Scimmie, The Day After, The Last Beach e tutti gli altri del genere).

Non so se fosse il frutto di tutta quella narrazione catastrofista amplificata da Hollywood e da tutta la cultura di massa, capace di fare breccia anche nel muro sovietico, ma sicuramente era il sintomo della consapevolezza diffusa a tutti i livelli di potere, sull' enorme rischio che stava correndo l'umanità.

Oggi non è così, una masnada di venduti ad interessi finanziari ed economici privati, senza capacità e senza vera legittimazione politica, stanno provocando la maggiore potenza nucleare del pianeta, ignorando il rischio che comporta. Se al posto di un autocrate spietato, ma lucido, come Putin, ci fosse uno della loro risma, infiammato dall' odio verso l'Occidente come loro sono russofobi, basterebbero un Calenda o una Picierno, nemmeno troppo, l'orologio dell'Apocalisse avrebbe già segnato la mezzanotte inoltrata.

E Putin non è eterno e dopo di lui non verrà uno migliore, ma uno peggiore, nutrito alla stessa scuola di incapacità e follia dei leader attuali. Ecco perché bisogna ritornare ad avere quel sacro terrore che avevamo fino al 1992, perché deve servire a controllare da vicino la congrega di idioti senza coscienza che marcia dritta verso la catastrofe.


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