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04 settembre 2025
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UE: sbarazzarsi di Von der Leyen
di Elisa Fontana

Ricorderete sicuramente l’ultima bravata di Trump nei confronti della UE. Alla fine di agosto ha pubblicato un post sul suo social Truth in cui, in puro stile mafioso, avvertiva la UE che si sarebbe opposto a qualunque attacco alle aziende tecnologiche americane che sarebbero potuti avvenire tramite tasse, leggi, norme o regolamenti.

E come avrebbe reagito il presidente degli Stati Uniti? “Imponendo dazi aggiuntivi sostanziali sulle esportazioni verso gli USA e istituirò restrizioni all’esportazione della nostra tecnologia e sui nostri chip altamente protetti.” Così parlò, anzi scrisse, il mafioso.

Adesso, è notizia di ieri, assistiamo ad un balletto se possibile più vergognoso delle parole di Trump. Veniamo a sapere che la Commissione europea ha stoppato all’ultimo momento la decisione di comminare una multa a Google per abuso di posizione dominante nella pubblicità on line. Mi rendo conto che dire “la Commissione europea” è un po’ vago e, quindi, cerchiamo di approfondire.

E dunque, i testi della decisione erano pronti, comprensivi dell’ordine di cambiare modello, il provvedimento era già stato addirittura comunicato a Google, la vicepresidente della Commissione Teresa Ribeira era pronta a presentare il provvedimento lunedì scorso.

Ma, come nei migliori film e, soprattutto dopo una mail del Dipartimento di Giustizia americano che chiedeva di stoppare il provvedimento, tutto è stato bloccato. Il commissario al Commercio Sefcovic, braccio destro di VDL che ha portato avanti quel simulacro di trattativa che si è poi concretizzato in quella planetaria umiliazione in Scozia, si è opposto fermamente alla multa.

Ma chi ha dato l’ordine di bloccare il provvedimento contro Google è Bjorn Seibert, capogabinetto di VDL, ma in realtà potentissimo braccio destro e sinistro della cara Ursula, amato a Bruxelles come un focolaio di febbre terzana maligna in una RSA.

A nulla è valso il rifiuto di Teresa Ribeira di rimandare la multa, la sospensione del provvedimento è calata come una mannaia e una portavoce si è limitata a dire che “l’inchiesta continua e non commenteremo ulteriormente su questo”. Traduzione: l’inchiesta potrebbe durare anche una ventina d’anni e, nel frattempo, non disturbate il manovratore.

Non sappiamo cosa accadrà nel futuro, se VDL scenderà a più miti consigli, vista la sollevazione che questa decisione ha scatenato non solo nella Commissione, ma nel Parlamento, anche nel suo partito.

Anche perché, la cara Ursula, non più tardi di qualche settimana fa nel magnificare lo splendido accordo con Trump aveva detto queste simpatiche frasi “Nel concludere l’accordo, l’Ue è rimasta ferma sui suoi princìpi fondamentali e fedele alle regole che si è data. Siamo noi a decidere in che modo garantire al meglio la sicurezza degli alimenti, proteggere online i cittadini europei e tutelare la salute e la sicurezza. L’accordo salvaguarda i valori dell’Unione promuovendone nel contempo gli interessi”.



Come si conciliano queste altissime enunciazioni con questo precipitoso dietrofront è davvero una pagina pochissimo commendevole di una Europa ripiegata su se stessa, lasciata in balia di un predone senza scrupoli.

Diventa invece meno misteriosa la volontà del cancelliere Merz di candidare VDL alla presidenza della repubblica tedesca, carica per ambire alla quale dovrebbe dimettersi da quella di presidente della Commissione europea.

E’ l’unico modo per sbarazzarsi diplomaticamente di un personaggio ormai diventato politicamente imbarazzante e fuori controllo, preda delle proprie ambizioni personali e della propria inconsistenza politica.

E, infatti VDL ha fatto sapere a stretto giro di stare benissimo a Bruxelles.

Ci vediamo alla terza puntata.


per approfondire...

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