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04 settembre 2025
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Università di Torino saluta la flotilla ma non agisce in concreto per Gaza
di Alessandro Ferretti*

Uno dei più perfetti esempi della spaventosa e complice ipocrisia dell'accademia italiana è, purtroppo per me che ci lavoro, questo post dell'Università degli Studi di Torino.

L’Università di Torino si associa all’augurio di “buon vento” dell’Università di Roma Sapienza alla Global Sumud Flotilla e ribadisce l’importanza del rispetto delle norme del diritto internazionale e della diplomazia culturale e scientifica come strumento di costruzione del dialogo e di collaborazione internazionale a favore della pace.
In linea con l’appello dell’Accademia dei Lincei, l’Ateneo riconosce la sacralità non negoziabile della vita di bambini, donne e uomini.
Alla luce dell’attuale aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza l’Università di Torino, nell’ambito delle proprie politiche accademiche, si impegna a proseguire e rafforzare tutte le azioni volte a sostenere l’accoglienza di studenti e studentesse, docenti, ricercatori e ricercatrici palestinesi.


Nel 2024 la governance dell'ateneo, nonostante i ripetuti solleciti di imponenti mobilitazioni e occupazioni studentesche, si è costantemente rifiutata di mettere in campo iniziative concrete per fermare il genocidio (come l'interruzione dei rapporti istituzionali con gli atenei israeliani), nascondendosi dietro la menata del "costruire ponti" per "favorire il dialogo".

Già a quel tempo le università di Gaza erano state letteralmente rase al suolo e centinaia e centinaia di colleghe e colleghi universitari palestinesi erano già stati deliberatamente massacrati, spesso insieme a tutte le loro famiglie.

Incredibilmente, dopo oltre un anno di crimini inenarrabili e altre decine di migliaia di vittime, con due milioni di persone deliberatamente fatte morire di fame da Israele e nel pieno operazione militare che sta spazzando via l'intera popolazione di Gaza City, il mio ateneo ha la colossale faccia tosta di insistere su questa posizione, ribadendo nientemeno l'"importanza della diplomazia culturale e scientifica come strumento di costruzione del dialogo e di collaborazione internazionale a favore della pace".

Chiedo al mio ateneo: quali sono state iniziative di diplomazia culturale e scientifica che avete messo in atto con gli atenei israeliani per fermare il genocidio, e quali sono stati i risultati?

Ve lo dico io: NEANCHE MEZZA. Non avete fatto assolutamente nulla per fermare i massacri e la pulizia etnica. Queste affermazioni servono solo a giustificare il fatto che con gli atenei israeliani è "business as usual", nonostante le clamorose e strutturali complicità degli atenei israeliani nel sistema di occupazione, apartheid e ora genocidio creato da Israele negli ultimi settantasette anni siano note anche ai sassi ai bordi delle strade.

Ma non solo: l'ateneo chiude il post impegnandosi a "rafforzare" l'accoglienza di studenti e studentesse, docenti e ricercatori palestinesi. “Rafforzare” in italiano significa che ci siano già delle azioni e che verranno ampliate, no? Ebbene, giusto due giorni fa ho appreso che attualmente l'Università di Torino in realtà NON HA NEANCHE UNA FELLOWSHIP nell'ambito "Scholars at Risk" dedicata ad accogliere colleghe e colleghi docenti e ricercatori da Gaza. Neanche una.

Cara governance di ateneo: davvero questo è l'atteggiamento che volete continuare a tenere di fronte al più spaventoso crimine organizzato di questo secolo, ovvero continuare a collaborare con gli atenei di stato genocida chiacchierando per di più su inesistenti azioni di accoglienza? Davvero non avete capito che l'umanità è in marcia e non perdonerà le istituzioni che stanno rendendo possibile un crimine senza eguali?

E' meglio che prendiate al più presto coscienza che l'umanità ha capito, vi osserva e prende nota. I vostri nomi verranno ricordati negli anni a venire come quelli di coloro che, pur avendo la possibilità e la responsabilità di intervenire in modo concreto per fermare una strage in corso, hanno pensato di cavarsela con un post con una foto AI e quattro frasette equidistanti tra occupanti e occupati, assassini e vittime, senza neanche avere il coraggio di nominare esplicitamente lo stato che sta perpetrando tutti questi orrori. In tre parole, verrete ricordati come complici del genocidio.

* Coordinatore Commissione Pace dell'Osservatorio

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