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03 settembre 2025
tutti gli speciali

Il sorriso rubato di Sissel
di Rinaldo Battaglia *

Il 3 settembre 1935 a Torino nasceva una bambina che il 6 febbraio 1944 a soli 8 anni morirà tra le camere a gas di Auschwitz. Era bella come il sole, sempre sorridente ed allegra.

Di nome faceva Sissel (Sissel Emilia Vogelmann). Portava amorevolmente i nomi delle sue nonne. Era figlia dell’insegnante Anna Disegni e di Schulim Vogelmann, che sarà l’unico italiano ebreo presente nella lista di Oskar Schindler. Nella Shoah italiana non ci è mancato proprio nulla.

Se qualcuno ancora oggi ha il coraggio di difendere i crimini di Mussolini e l’infamia delle leggi razziali del 5 settembre 1938 (Regio decreto legge n. 1390), di tutte quelle successive e la Carta di Verona del 17 novembre 1943 in cui il Duce e tutti i fascisti giurarono fedeltà all’art. 7 - dove si sanciva che gli ebrei erano ‘nemici’ e quindi andavano eliminati anche se bambini - , oppure di dedicare vie a certi razzisti conclamati e convinti, deve osservare le fotografie di questa bambina, una delle tante, una dei 755 bambini italiani uccisi nella nostra Shoah. Osservare e vergognarsi. Vergognarsi forse anche di esistere.

Sissel venne arrestata insieme al padre e alla madre il 20 dicembre 1943 a Sondrio, mentre tentavano di rifugiarsi in Svizzera, venduta dai commercianti di carne che il fascismo del Duce aveva creato ed ingrassato. Fu deportata subito in un campo d'internamento nei pressi di Firenze, a Villa La Selva, e poi nel Carcere di San Vittore di Milano. Da qui, il 30 gennaio 1944 fu caricata peggio delle bestie, insieme ai genitori, sul convoglio numero 6 partito dal binario 21 della Stazione di Milano e spedita ad Auschwitz. Con lei morì anche la madre; a salvarsi fu solo suo padre, destinato allo sterminio tramite il lavoro.

Anni dopo Roberto Riccardi, un generale dell'Arma dei Carabinieri, le dedicherà il libro ‘La foto sulla spiaggia’ e la chiamerà usando il nome di Alba per non creare ancora dolore a chi la conosceva: «Ho immaginato una bambina di quegli anni con i sentimenti che si avevano allora, con i discorsi che si potevano fare, con la purezza e la semplicità che contraddistinguevano quel tempo. Credo che fosse possibile per lei una giovinezza come quella che racconto: Sissel era certamente una bambina che aveva quei sentimenti, perché questo emergeva dai racconti di suo padre. Ci sono anche alcune sue letterine molto belle, come una che per esempio aveva mandato alla nonna per ringraziarla di un berretto che le teneva caldo d'inverno. Era una bambina sempre sorridente, allegra, buona. La storia di Alba è un'evoluzione che mi è assolutamente sembrata poter appartenere a Sissel».

Schulim Vogelmann si ricreò una famiglia, ma al figlio Daniel nato dal secondo matrimonio mancò fin dall’infanzia quella sorellina, Sissel, che non aveva mai conosciuto. Le ha perfino dedicato il volume ’Cinque piccole poesie per Sissel’ pubblicato da La Giuntina di Firenze nel 1990. Le poesie sono state tradotte in inglese da Lynne Sharon Schwartz e inserite all'interno di ‘Second Generation Voices: Reflections by Children of Holocaust Survivors and Perpetrators’ di Alan L. Berger e Naomi Berger, edito da Syracuse/New York - 2001.

A Sissel Vogelmann è dedicato inoltre il contenuto speciale Binario 21 dell'opera multimediale Destinazione Auschwitz - viaggio nella fabbrica dello steriminio, DVD e libro, prodotta in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah e della "Task Force for International Cooperation on Holocaust Education.Remambrance and Research". Il cortometraggio basato sulla testimonianza di Liliana Segre, che all'epoca della sua deportazione era una ragazzina di solo tredici anni, è un atto di accusa per l'infanzia e l'adolescenza rubata, a milioni di bambini, dal sistema criminale nazifascista. L'inizio dei titoli di coda del cronometraggio recita: «In memoria di Sissel Vogelmann (1935-1944), e di tutti gli innocenti che non sono mai tornati dai campi di sterminio”.

A volte mi domando come sia possibile avere oggi - nell’Italia del 2025 - vie dedicate a Giorgio Almirante, megafono delle leggi razziali, mausolei a Rodolfo Graziani, foto nelle sedi di partito a Junio Valerio Borghese (esaltato di recente anche nel mio Veneto da importanti politici locali), gente che va in pellegrinaggio a Predappio.

Saremo un paese migliore quando sostituiremo quelle vie, quei mausolei, quelle foto nelle sedi di partito con il nome o le foto di Sissel o di uno degli altri 754 bambini uccisi nella Shoah italiana solo perché ebrei. Forse chi cerca la matrici del fascismo, così razzista ed antisemita, potrebbe così avere una utile traccia.

E magari nei convegni avere il coraggio di dire chi ha firmato, promulgato, voluto, deciso quelle infami leggi razziali senza dimenticarsene il nome (vedasi il vergognoso discorso della Premier Meloni a Roma il 13 dicembre 2022).

Come aveva ragione Tiziano Terzani a dire che “ Le menzogne scritte con l’inchiostro non potranno mai cancellare i fatti scritti col sangue.”

Il fascismo fu un crimine e difenderlo è solo criminale. Tutto il resto non conta, tutto il resto viene dopo. Forse solo spazzatura.

Perdonaci, Sissel: la generazione di mio padre e mio nonno non ti meritava. E forse, purtroppo, neanche la mia. Buon compleanno, piccola. Oggi avresti festeggiato i tuoi 90 anni, ma ci hanno rubato il tuo sorriso 81 anni fa e non tutti ancora oggi in Italia se ne rendono vigliaccamente conto.

3 settembre 2025 - 90 anni dopo - liberamente tratto dal mio 'L'inferno è vuoto' - ed. AliRibelli - 2023

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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