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03 settembre 2025
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Cipro la prossima Gaza?
di Gabriele Germani

La questione cipriota si scalda, tanto nella politica, quanto nell'opinione pubblica locale.

L'isola già divisa in due dal 1974, quando la Turchia prese la parte settentrionale - riconoscendo la nascita della Repubblica Turca di Cipro del Nord dal 1983 - è teatro di acquisti massicci di proprietà in zone strategiche da parte della comunità israeliana.

Sorgono così quartieri iper-securitari, blindati, con telecamere, alti muri e filo spinato, comunità proiettate al proprio interno e fondate su base etnico-religiosa.

Se questo fosse avvenuto in modo sporadico nel corso degli anni non avrebbe allarmato i ciprioti.

Invece ci sono alcuni elementi che vanno approfonditi:

- Dopo il 7 ottobre e in concomitanza della guerra dei 12 giorni con l'Iran, il fenomeno si è rafforzato;
- Il precedente palestinese: sul continente le vicende odierne iniziarono decenni or sono in modo simile;
- Gli acquisti si sono concentrati in aree sensibili per l'isola: la fascia verde di confine tra area greca e turca e le basi militari del Regno Unito (che Hezbollah all'inizio dell'ultima operazione libanese, minacciò per via del supporto che fornivano all'aviazione israeliana nei bombardamenti).

A questo si aggiungono le dichiarazioni della stampa israeliana che parlano di Cipro come area di interesse strategico e di necessità di bonificare la zona turca.

Ad essersi allarmati sono anche i greco-ciprioti, anche il partito AKEL della sinistra, non qualche anti-semita (che va ovviamente SEMPRE condannato).

Ma cosa offre Cipro ad Israele? Perché tanto interesse?

A) Cipro offre supporto militare e logistico nei conflitti.
B) Cipro è un ponte geografico e infrastrutturale (cavi sottomarini) e quindi Via del Cotone/IMEC verso l'Europa.
C) Cipro è nel mezzo del confine che Grecia e Israele hanno delimitato in accordo tagliando fuori la Turchia dall'alto mare; decisione che la Turchia ha contestato in un accordo di confini marittimi con la Libia.
D) Cipro, insieme alla Siria e in misura minore al Libano e alla Palestina, è parte di quella Guerra Fredda regionale che Tel Aviv e Ankara si stanno giocando attraverso proxy locali.

Aggiungo alcune considerazioni sparse:

1- Il fatto che siano ebrei non c'entra nulla; il problema non è la religione o etnia, ma il sionismo come progetto di colonialismo insediativo e come appendice dell'imperialismo occidentale in Medo Oriente.
2- Il colonialismo sta subendo una serie di pesanti battute di arresto da decenni in tutto il mondo, è interessante notare come questa area (la Terrasanta) che attraverso le Crociate è stato il primo banco di prova del colonialismo, è ora la più tenace;
3- Certo, Erdogan non è una brava persona e la Turchia è nella NATO, ma multipolarismo vuol dire proprio questo: geografie variabili per cui due attori generalmente filo-occidentali seguono una politica propria, che nel locale può anche portarli al conflitto e il declino del potere USA è tale da non riuscire più a mediare in modo efficace (in Siria, i proxy turchi e israeliani si sparano al netto delle trattative).

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