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Ponte di Messina: USA contrari a contabilità militare creativa
di Elisa Fontana
Come recitava quel vecchio adagio? “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”.
A questo deve aver pensato il premiato duo Meloni&Salvini ieri ascoltando le parole dell’ambasciatore USA presso la Nato Matthew Whitaker.
Facciamo un passo indietro. Quando a giugno scorso l’amico del cuore Donald impose all’Europa di arrivare al 5% del Pil per contribuire alle spese della Nato alla nostra furbissima presidenterrima si accesero tutte le lampadine.
Ma quale migliore occasione di obbedire immediatamente agli ordini dell’amico Donald e trovare in un fiat i miliardi che servono per costruire il Ponte di Messina?
E come? Facendolo passare per un’opera “di importanza strategica per la sicurezza nazionale e internazionale, facilitando il movimento delle forze armate italiane e alleate”. Suona bene, vero?
Il premiato duo deve essersi dato reciprocamente una pacca sulle spalle per aver trovato così facilmente 13 miliardi da sperperare e mettere sulle spalle delle future generazioni per la restituzione.
E adesso arriva questo Whitaker che disapprova qualsiasi “contabilità creativa” da parte degli europei e ci va giù duro, specificando cosa gli USA intendano per spese militari: “Non si tratta di ponti privi di valore strategico-militare. Non si tratta di scuole che in qualche immaginario mondo di fantasia sarebbero state utilizzate per qualche altro scopo militare.”
E per inchiodare bene il coperchio sulla bara della contabilità creativa ha aggiunto che “seguirà con molta attenzione la questione”.
Perché in genere succede sempre così: quando ti senti veramente furba c’è sempre uno più furbo di te che ti scompiglia tutti i piani, con l’aggravante che questa volta non puoi nemmeno dare la colpa ai giudici comunisti.
Che vita grama!
 
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