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01 settembre 2025
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Israele: fallimento l'offensiva di maggio-agosto contro Hamas
di Mauro W. Giannini

Il canale israeliano Channel 12 ha diffuso estratti di un documento militare interno che riconosce il fallimento dell'operazione "Gideon's Chariots" a Gaza. Il rapporto afferma che Israele ha commesso "ogni possibile errore" e ha condotto la guerra in modi che contraddicono la propria dottrina militare.

L'opuscolo, distribuito dal Centro di Apprendimento Operativo delle Forze di Terra Israeliane alle unità destinate a operare a Gaza, offre una valutazione schietta della campagna lanciata a metà maggio 2025.

Conclude che l'operazione non è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi primari, ovvero che Hamas non sia stata sconfitta militarmente o politicamente e che i prigionieri israeliani non siano stati recuperati, né attraverso negoziati né tramite azioni militari.

L'offensiva mirava a sconfiggere Hamas, distruggerne le capacità militari e di governo e prendere il controllo di tre quarti della Striscia di Gaza. L'operazione ha coinvolto forze militari combinate da terra, aria e mare. Il 16 maggio, Israele ha annunciato il lancio dell'operazione. Al 4 luglio, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) affermavano di controllare circa il 65% della Striscia di Gaza, la maggior parte della quale era stata conquistata durante questa offensiva, sebbene questa cifra sia stata contestata in quanto inesatta e sottostimata rispetto al controllo che Hamas mantiene a Gaza.

Hamas ha risposto con una controffensiva che definisce "Pietre di Davide", consistente in una serie di imboscate e operazioni militari su piccola scala contro l'IDF.

Il 4 agosto, fonti israeliane hanno riferito che l'offensiva era terminata, senza aver raggiunto gli obiettivi chiave israeliani, mentre l'obiettivo territoriale principale di catturare il 75% della Striscia era stato raggiunto.

Secondo il documento, la campagna ha sofferto di disordine strategico, un'eccessiva enfasi sulla deterrenza anziché sulla vittoria decisiva e un'esecuzione frammentata. Il rapporto critica l'esercito per aver dato priorità al calcolo dei costi rispetto al successo della missione e sottolinea una "bassa cultura operativa e l'assenza di un processo decisionale strategico".

Questo approccio ha portato a una prolungata guerra di logoramento che ha impoverito le forze israeliane e ne ha minato la reputazione internazionale.

Il rapporto sottolinea inoltre che il ritmo di rafforzamento delle forze armate israeliane è rimasto significativamente indietro rispetto alla rapida ripresa e al riarmo di Hamas. Le operazioni di terra si sono inoltre rivelate inefficaci nel neutralizzare la persistente minaccia missilistica.

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