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31 agosto 2025
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Regionali: il cabaret è servito
di Elisa Fontana *

Ma la vogliamo spendere qualche parola sull’indecente teatrino pugliese? Le prossime elezioni regionali in Puglia non sono mai state messe in discussione: vittoria del centro sinistra senza se e senza ma.

Forti di questa sicurezza potevano mai i galli del pollaio darsi una pettinatina alle penne e pensare a cosa fare dopo la vittoria? Ma figuriamoci. E’ iniziata una lotta senza quartiere e del tutto folle per cui Decaro, governatore in pectore non solo non accetta la candidatura di Michele Emiliano, ma nemmeno quella di Nichi Vendola che, fino a prova contraria, appartiene ad un altro partito.

Già messa così la faccenda è tragica. Innanzitutto perché prima di accettare la candidatura Decaro avrebbe dovuto chiarire il ruolo di Emiliano, ma avrebbe dovuto farlo nelle sedi deputate dentro il PD, non sui giornali. Secondariamente avrebbe dovuto smettere i panni del padrone delle ferriere che pretende di comandare a casa d’altri imponendo veti a candidature per lui scomode.

Non è solo una questione di buona creanza, è proprio mancare dei fondamentali di un politico che aspira a cariche non marginali. Con un diktat del genere cosa si aspettava che rispondessero da AVS? Prego, accomodati? Dall’altra parte sarebbe stato bene che Emiliano dopo aver governato per 10 anni la regione ed essere stato il ras incontrastato per troppi anni, avesse capito che era il momento di lasciare l’agone e fare il padre nobile del partito.

Ma non può farlo, perché tutta la pletora di fuorusciti che ha raccattato dagli altri partiti in questi anni per consolidare il suo potere si sente garantita da lui, altrimenti l’aver voltato gabbana non frutterà nulla. Per cui, a parte l’ambizione personale, che c’è ed è tanta, c’è pure questo aspetto non irrilevante che lo “costringe” a non fare un passo indietro.

Come se non bastasse in questo misero teatrino si è inserito l’altro capolavoro del caciccato, quel De Luca che da Napoli ha fatto sapere che quello pugliese è “cabaret politico” dove «c’è un ipotetico candidato che pone veti, evidenziando anzitutto maleducazione. Ridicola la posizione su Vendola, dirigente non del Pd ma di un altro partito, tra l’altro iniziatore di una svolta amministrativa in Puglia.

Io non mi permetterei mai». Ora, per uno che per mesi ha messo veti sulla candidatura di Fico in Campania, salvo poi acquietarsi quando Schlein ha messo il Pd campano nelle mani del figlio, cioè sue, è la sublimazione del cabaret politico e della faccia tosta da premio Oscar.

Che vi devo dire? Che si parla di alleanze per le prossime politiche, di campo largo, di testardamente unitaria e poi stiamo assistendo a teatrini nella migliore tradizione democristiana di abbarbicamento al potere, di ricatti, di concessioni, di totale evaporazione delle promesse di rinnovamento radicale. Qui siamo ben oltre al “facciamoci del male” di morettiana memoria, qui siamo proprio al si salvi chi può.

Salvo poi, il giorno dopo le elezioni, presentarsi in tv con la faccia contrita delle grandi occasioni a sottolineare il grande numero degli astenuti e come non si riesca a tornare a farli votare. Già, chissà come mai.

E non mi soffermo nemmeno a discutere sul lato etico della faccenda per cui a giugno si viene eletti in Europa e ad agosto ci si presenta candidati alle regionali senza nemmeno sentire il dovere di dimettersi. Ma le mie sono ubbie da boomer, sia messo a verbale.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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