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Resistenti
di Rossella Ahmad
Ezzedin al-Qassem, l'ala militare di Hamas, prende il nome da uno dei padri della Resistenza anti-coloniale, ideologo della lotta panaraba contro l'occupazione. Uno dei miti del Rinascimento identitario dei popoli arabi, lottò contro la Francia, che aveva occupato la Siria, e per la liberazione del Medioriente dal colonialismo occidentale.
In Palestina, le sue azioni ebbero una duplice direzione: contro il Mandato britannico e contro il progetto sionista, che cominciava a prendere forma attraverso l'immigrazione sempre più massiccia di consistenti gruppi di ebrei europei.
Intorno al 1935, al-Qassem ed i suoi compagni avevano approntato meticolosi piani per contrastare i colonialisti britannici. Sulle colline di Ya'bad, affrontarono l'invasore, pronti a resistere fino alla fine. Ezzedin al-Qassem fu ucciso il 20 novembre di quell'anno, ed entrò direttamente nella leggenda come padre della causa palestinese. Il suo funerale ad Haifa si trasformò in una grande manifestazione nazionale contro il governo britannico, preludio alla Rivolta del 1936, che per tre anni sconvolse la Palestina.
Fonte di ispirazione per intere generazioni di combattenti di tutti i movimenti di liberazione del dopoguerra, archetipo del resistente palestinese che non teme di morire per un'Idea, la sua figura travalica le ideologie ed il suo mito resta intatto fino ad oggi.
Ed è di oggi la notizia che il colono curdo Itamar Ben Gvir, ministro dell'entità genocida, abbia progettato la rimozione dei resti del patriota dal cimitero di Balad al-Sheikh, uno dei villaggi depopolati nei pressi di Haifa, e la distruzione dell'intera area cimiteriale. Uno dei membri della knesset ha addirittura suggerito di utilizzare i resti come merce di scambio con la Resistenza di Gaza, a dimostrazione di quanto israele tema l'iconografia palestinese e la sua epica, generatrici di un'Idea di resistenza che non muore.
Questo breve frammento di storia palestinese è per i dummies del web, gli Indro Montanelli dei poveri, quelli che, prima di israele, hic sunt leones.
Sono coloro che ne parlano di più, senza avere consapevolezza di ciò che dicono. Cianciano con stoltezza della necessità che Hamas lasci Gaza, concetto tratto dalla hasbara sionista e rilanciato senza un minimo di pensiero originale, manco si trattasse di un'entità giunta da Marte e non dei figli indigeni di quella terra, devoti all' idea dell'Altissimo Vivere incarnata da Ezzedin al-Qassem e da tutti coloro che lo hanno seguito sulla strada del martirio, della testimonianza di sé.
Perché non esiste vita senza testimonianza.
E non esiste testimonianza senza sacrificio.
Come ha scritto Susan Abulhawa, la più celebre tra le scrittrici della diaspora, "costoro pensano che i nostri Leaders siano come i loro, che mandano i giovani a morire mentre essi indulgono nell'ozio e nell'abbondanza. E si sono trovati dinanzi un Yahya Sinwar, soldato martire che combatteva negli avamposti assieme ai suoi uomini. Lui era il figlio indigeno di quella terra, il figlio dell'antica storia della Palestina , dei suoi alberi, dei suoi fiumi e del vento. Era il re di una terra ridotta a brandelli - profugo, prigioniero politico , combattente, uomo di fede, di risoluzione e di infinito amore per la sua gente. I colonizzatori non potranno mai comprendere i nativi, ma noi li comprendiamo bene. E quindi pensano che la resistenza terminerà con l'assassinio dei suoi Leaders, come se il bruciante anelito di libertà, patria e retaggio nel nostro petto possa estinguersi nel momento in cui spezzano il nostro cuore".
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