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30 agosto 2025
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Noi siamo i politici che abbiamo
di Rinaldo Battaglia *

Scriveva il Nobel Josè Saramago "Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere".

Siamo un Paese senza memoria e quel poco che abbiamo spesso viene modificato, cambiato, sostituito. Ho proprio paura quindi che, come Italia, non meritiamo nemmeno di esistere.

E tutto questo – chiediamocelo pure – tutto questo per colpa di chi? Guardiamoci intorno senza falsi preamboli o stupide scusanti.

È davvero quello che siamo e quello che vogliamo. Lo scriveva bene un antifascista doc, quale Gaetano Salvemini, quando insisteva nella tesi che “la classe politica italiana è per il 10% migliore, per il 10% peggiore e per l'80% uguale al Paese che rappresenta”. Parlava dell’Italia prefascista, fascista e post-fascista. Parlava indirettamente anche di noi, parlava della nostra Italia targata 2025.

Mi permetto oggi di riprendere alcuni avvenimenti dei nostri attuali politici e ragionarci sopra. Sono solo piccole parentesi, piccole foto in bianco e nero, frammenti della nostra politica e quindi di noi. Con un focus particolare sulla mia bella terra veneta. Eccoli.

30 settembre 2024, nell’80° anniversario dei 31 ragazzi uccisi a Bassano del Grappa. ‘Furono impiccati dai nazisti’. Lo scriveva il giornale locale riportando parole del Governatore del Veneto, Luca Zaia.

Modo pessimo, errato e strumentale di informare e insegnare la Storia ai nostri figli. È stato processualmente accertato che quel giorno non furono solo i nazisti ma: “E lì oltre alla Wehrmacht delle AlpinJager di Herbert Andorfer e soprattutto le SS di Karl Franz Tausch – il vero ‘boia’ di Bassano - vi erano i fascisti della M Tagliamento di Merico Zuccàri e del cap. Aldo D’Agostini, e a preparare i fili del telefono persino i giovani locali dell’Avanguardia Fascista, le cosiddette ’Fiamme bianche’.

Stesso medesimo discorso, stesso copione, il precedente 17 agosto 2024 nell’80° anniversario del rastrellamento nazifascista del ghetto ebraico di Venezia.

17 giugno 2025. In un suo intervento al Parlamento Europeo sulla situazione in Medio Oriente, l’eurodeputata vicentina Elena Donazzan così definì i bambini palestinesi uccisi a Gaza: “Sono figli di terroristi usati come scudi umani”. Due mesi dopo il “Comitato Fratelli Al-Najjar - Giustizia in Palestina e in Italia” ha annunciato di aver depositato, il 13 agosto, la denuncia per crimini d’odio contro l’eurodeputata presso la Procura della Repubblica di Vicenza. Il nome del comitato è intitolato alla memoria dei nove figli (tra i 12 anni e i sei mesi) della dottoressa Alaa e del dottor Hamdi al-Najjar - martire una settimana dopo per le conseguenze delle ferite riportate nell’attacco alla sua casa - assassinati a Khan Younis dalla ferocia israeliana il 23 maggio 2025.

2 agosto 2025. Nel 45° anniversario della stage neofascista di Bologna non risultarono presenti alti ministri e tanto meno la Premier Meloni. Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli era assente, in quanto doveva celebrare in Puglia la sconfitta romana nel 216 a.C. nella Battaglia di Canne. A Bologna il Governo sarebbe stato fischiato, in Puglia al massimo fischiava il vento.

12 agosto 2025. Nell’81° anniversario della strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, la più grande strage nazifascista dopo Marzabotto/Monte Sole in Italia, il Governo mancava. Anche il ministro Giuli. Eppure se aveva ricordato Canne, avrebbe dovuto ricordare anche il 12 agosto di 159 anni fa. Che ministro della Culura sarebbe altrimenti?

E da veneto per me - scusate - è offensivo. In quel 12 agosto del 1866, infatti, venne firmato a Cormons, dal generale Petitti per l'Italia e dal generale Karl Möring per l’Austria, la vittoria italiana nella nostra Terza e ultima Guerra di Indipendenza. E in virtù di quella vittoria Venezia e il mio Veneto pochi mesi dopo divennero Italia. Come mai si è dimenticato?

18 agosto 2025. Nell’incontro d’urgenza da Trump, che doveva in pochi giorni se non poche ore, far finire la guerra in Ucraina ad una battuta del Presidente finlandese Stubb rivolta al Presidente USA (“Curioso che abbiate aperto le porte ai giornalisti”) la nostra Giorgia ‘Meloni sorride, si piega verso Trump e, convinta di non essere ripresa, risponde così: “A lui piace. Gli piace sempre. Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana”. E poco dopo, nel momento della conferenza stampa, sempre a bassa voce aggiunse: “Meglio non prendere domande”’ (come riportato testualmente da più giornali).

E nessun giornale italiano che si sia mai chiesto come faccia un leader che non ama il confronto con gli altri – avversari o meno poco importa – a confrontarsi efficacemente e battersi con altri leader, quando e dove necessario nell’interesse nazionale. Altri leader di certo più agguerriti, feroci, determinati.

Perché nella politica, come nella vita, non sempre si può scappare o far finta di nulla. Anche se nel passato abbiamo avuto in Italia esempi ben peggiori e di maggiori enormi colpe.

Per 'par condicio' non cito il Vicepremier Matteo Salvini, visto che è solito cambiare opinioni e pareri, giorno su giorno, a seconda del pubblico e dell’oroscopo. C’è ancora nell’aria quel “NO RESPECT FOR YOU” dettogli pubblicamente in faccia, nel marzo 2022, dal sindaco polacco di Przemysl. Mi bastano, ora, le parole più domestiche di Corrado Augias con quel suo dire “Sono ammirato dalla sua capacità di creare un frullatore dove tutto si mescola, dall'Ungheria ai cani per ciechi".

Ma non è che la classe politica italiana ora all’opposizione sia incolume e priva di colpe. Anzi, il suo frazionamento e i continui litigi risultano la vera forza vincente della parte opposta. Adesso, come nel recente passato.

Ma se andiamo a fondo il vero vincitore – o meglio, il vero perdente, dipende sempre dal punto di prospettiva delle cose – risulta chi non va a votare. Ossia oltre un italiano su due. E anche questo è dovuto alla politica attuale.

Negli ultimi decenni ci hanno rovinato il concetto del votare, vendendo l’assunto che il voto non serva a niente.

Adesso, molto più che una volta, si cerca di eliminare le voci contro, qualcuno magari comprandolo come nel paese di Cetto La Qualunque, qualcun altro ricattandolo elettoralmente o promettendogli mari e monti. Una ‘cadrega’ non la si nega a nessuno se si vince. Anche a cognati, cugini o amici di cuore. In questo ritengo molto colpevole la legge maggioritaria, nata per selezionare i partiti riducendoli. Ha fallito totalmente, facendo sì che in pochi mesi emeriti sconosciuti diventino famosi grazie ai media e pronti, senza alcuna gavetta, ad ambire a cariche istituzionali alquanto importanti.

Non siamo un paese per vecchi diceva un film, noi non siamo un paese per il maggioritario. Purtroppo. Soprattutto se lo abbini a sbarramenti al 4-5% eliminando alcune parti politiche o obbligando, per sopravvivere, a matrimoni di interesse e mai d’amore. Soprattutto se aggiungi, poi, le ''schede bloccate'', per controllare gli elettori e far vincere chi le segreterie di partito vogliono, cioè il proprio cerchio magico. Altro modo di eliminare le voci contro, anche quando sono all’interno del medesimo partito. Troppa gente viene così esclusa dal voto e troppa gente si autoesclude.

È la politica italiana, bellezza! L’Italia dove regna l’eccesso per sentirsi vivo o per non essere dai superiori accantonato, l’Italia dove regna la menzogna. Storica di certo, ma non solo.

Michael Ende lo scriveva bene: “Quando si tratta di controllare gli esseri umani non c’è miglior strumento della menzogna. Perché, vedete, gli esseri umani vivono di credenze. E le credenze possono essere manipolate. Il potere di manipolare le credenze è l’unica cosa che conta”. E lui qualcosa ne sapeva visto che, a 15 anni, venne mandato dalla sua Germania a morire contro i T 34 russi, a difesa di quei generali nazisti che la Germania avevano distrutto nel corpo e nell’anima.

La Storia, la memoria, non ci ha aiutato. Anzi. Non le abbiamo permesso di aiutarci. La politica ha paura della memoria e cerca giorno su giorno di modificarla, cambiarla, sostituirla. Tra il tacito assenso e la comoda indifferenza degli altri italiani. Nel pieno rispetto della tesa salveminiana “la classe politica italiana è per il 10% migliore, per il 10% peggiore e per l'80% uguale al Paese che rappresenta”.

Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere. Noi, noi abbiamo i politici che meritiamo. Noi siamo i politici che abbiamo.

30 agosto 2025 – Rinaldo Battaglia

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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