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30 agosto 2025
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Israele vuole creare Emirato di Hebron con capi scelti da Tel Aviv
di Leandro Leggeri

Il 29 agosto 2025 il portale The Cradle ha riportato la notizia di un piano discusso dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il ministro dell’Economia Nir Barkat, il ministro della Difesa Israel Katz e alti funzionari della sicurezza. L’obiettivo è staccare la città occupata di Hebron dall’Autorità Palestinese e costituire una sorta di “emirato locale” gestito da clan tribali scelti da Israele.

Secondo le fonti, questo “Emirato di Hebron” dovrebbe riconoscere Israele come Stato ebraico, firmare un accordo di pace con Tel Aviv, aderire agli Accordi di Abramo e abbandonare ogni forma di resistenza armata.

Il Wall Street Journal ha rivelato che alcuni esponenti della famiglia Jaabari e di altri clan avrebbero firmato una lettera a favore dell’idea. Tuttavia la stessa tribù Jaabari e numerose famiglie di Hebron hanno smentito con fermezza, denunciando l’iniziativa come isolata e priva di legittimità popolare.

Per gli analisti palestinesi, tra cui Azzam Abu al-Adas, questo piano rientra in una più ampia strategia israeliana volta a frammentare la società palestinese. L’eventuale sostegno economico degli Emirati Arabi Uniti fungerebbe da incentivo per convincere Hebron a isolarsi dal resto della Cisgiordania, lasciando così l’Autorità Palestinese senza reali strumenti di opposizione.

Il progetto dell’“emirato” si intreccia con altre mosse recenti di Israele, come la riattivazione del piano edilizio E1, che mira a collegare Gerusalemme Est occupata all’insediamento illegale di Maale Adumim, il voto della Knesset per estendere la sovranità israeliana in Cisgiordania e nella Valle del Giordano e le dichiarazioni del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha presentato queste azioni come una “risposta” ai Paesi che intendono riconoscere uno Stato di Palestina, come la Francia.

In sostanza l’“Emirato di Hebron” appare come un tentativo di distruggere l’unità territoriale palestinese e minare definitivamente la prospettiva di uno Stato indipendente. Un’ulteriore manovra coloniale camuffata da accordo politico, che punta a sostituire l’autodeterminazione palestinese con entità locali frammentate e dipendenti dal sostegno economico esterno.

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