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30 agosto 2025
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Donne violate su gruppi di FB frutto di incultura politica
di Elisa Fontana

E’ notizia di questi giorni prima di un gruppo Facebook dove mariti, fidanzati, compagni, uomini in genere postavano foto intime di mogli fidanzate e quant’altro, sollecitando commenti e valutazioni dell’inclito e folto pubblico. Senza che le donne in questione ne sapessero nulla, ovviamente.

Poi abbiamo scoperto un altro gruppo dove venivano pubblicate foto di donne, ma questa volta personaggi pubblici, ritoccate e sessualizzate e lasciate al libero commento dei maschietti in platea. Fra questi personaggi pubblici anche tantissime politiche di tutto l’arco costituzionale.

L’indignazione, soprattutto fa le politiche, è stata ampia e profonda. Ma siccome a me piace andare un po’ più a fondo delle dichiarazioni di prammatica, mi piacerebbe ricostruire un po’ di storia patria, che per la verità è ancora cronaca fresca, più che storia, perché se una parte della politica si è sempre schierata dalla parte dell’autodeterminazione delle donne, altri hanno scelto altre strade.

E, dunque, mi viene in mente la tv commerciale degli anni Ottanta con l’apoteosi di Colpo Grosso, la trasmissione prodotta da Fininvest in cui pullulavano ragazze più o meno discinte e in cui il corpo delle donne era pura carne da guardare. Diciamo che quella trasmissione ha preceduto e creato un clima favorevole alla discesa in campo del padre della patria, quel Berlusconi a cui oggi non sappiamo più cosa intitolare per ringraziarlo di aver contribuito a riportare l’Italia nel Medioevo.

Come dimenticare i provini che il cavaliere faceva per reclutare personale femminile da presentare in politica e dove l’avvenenza e le forme erano l’unico requisito richiesto? E come dimenticare le battute grevi, le mosse da vecchio imbonitore quando incontrava Michelle Obama, i compleanni delle diciottenni, le vacanze in Costa Smeralda con l’harem al seguito e l’Ape Regina a regolare il traffico, le nipoti di Mubarak, le feste eleganti cui partecipava mezzo Parlamento?

Questo è stato il cursus honorum di molta della classe politica femminile che oggi affolla il nostro Parlamento e che grida indignata all’uso delle proprie foto in un sito di guardoni. Grida giustamente, attenzione, perché nessuno si può permettere di disporre del corpo delle donne a loro insaputa o, peggio, falsificandone le foto.

Ma sarebbe stato bello vedere la medesima indignazione quando il corpo delle donne veniva esibito come merce, fra battutine, sghignazzamenti, ammiccamenti, senza pudore, anzi fra i sorrisi delle convenute. E abbiamo dovuto aspettare Veronica Lario per leggere che quel mondo lì era solo “ciarpame senza pudore” e che le donne del giro erano “ figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica”.

Né, d’altronde si è sentito un fiato da quelle parti quando il prode Salvini dai palchi brandiva il pupazzo di Laura Boldrini, eccitando il suo illustre pubblico e dando inizio ad una vergognosa persecuzione sessista.

Adesso che si viene toccate personalmente si scopre la dignità e l’inviolabilità del proprio corpo. Ed è cosa buona e giusta che non mi stancherò mai di difendere, ma che non può essere fatta a targhe alterne, solo quando fa comodo. Adesso, dopo che i buoi sono scappati dalla stalla anche con il silenzio complice di tante è un po’ tardi ergersi a difesa del corpo delle donne, non credete?

E non voglio nemmeno prendere in esame le crociate a spada sguainata quando si parla di fare dei corsi nelle scuole contro la violenza digitale o sulla educazione alla affettività anche da parte di quelle stesse che oggi si dolgono di essere vittime di quella stessa violenza rilevata su se stesse. Perché non sia mai passasse qualche teoria sul gender, qualunque cosa sia questo ircocervo propagandistico buono solo a titillare la parte più bigotta ed ignorante del loro elettorato.

Purtroppo, poi, la realtà si incarica di colpire ovunque e non fa sconti a nessuno, come dolorosamente hanno scoperto su se stesse. Spero almeno che serva loro per una seria riflessione, perché chiusa una pagina FB se ne aprono altre dieci.


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