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Libertà di stampa in Italia
di Andrea Battantier *
È come quei bambini che si tappano le orecchie e cantano ‘LA LA LA’ per non sentire ciò che non vogliono sentire. Solo che questi bambini hanno un esercito di avvocati e controllano la televisione.
Non è scomparsa, è in prigione, al massimo, in libertà vigilata. Una volta si bruciavano i libri, oggi hanno perfezionato il sistema: comprano gli autori.
Perché intimidire i giornalisti quando puoi comprare le testate?
La Premier, che evidentemente trova più confortevole la compagnia di un uomo come Trump che quella dei suoi stessi connazionali, ha dichiarato il suo disgusto per la stampa italiana. Come dire, il cattivo odore non è della latrina, ma di chi osa annusare.
La notizia della morte della Libertà di Stampa è esagerata. Magari è solo molto, molto malata. Ma il suo medico curante, il Governo, le sta somministrando un potente veleno, sostenendo che sia una medicina.
È una trappola. Se parli, ti querelano. Se non parli, non esisti. L’unico modo per vincere è non giocare. Ma se non giochi, hanno vinto loro.
È una questione di corruzione, non solo finanziaria, ma della lingua stessa. Le parole ‘libertà’, ‘verità’, ‘democrazia’ sono state svuotate, usate fino a logorarne il significato, come vecchie monete il cui conio è ormai irriconoscibile.
Meloni ha esplicitato il suo disprezzo per il dialogo. La chiamano ‘idiosincrasia’. Bella parola, elegante. Significa ‘reazione patologica’. In un paese normale, un capo di governo con una reazione patologica verso la libera stampa si dimetterebbe. In Italia, no.
Del resto, Berlusconi docuit. Ti fanno la legge sul conflitto d’interessi per non essere mai conflittuali.
Il gne gne gne (o bau bau bau) è il rumore di fondo del loro cervello in tilt quando devono affrontare una domanda senza il copione.
Sono scomparsi gli anticorpi. La stampa libera era un anticorpo del potere. Ora è un fluido che ne assume la forma, senza opporre resistenza.
SLAPP è l'acronimo di "Strategic Lawsuits Against Public Participation", "cause legali strategiche contro la partecipazione pubblica".
Si tratta di azioni legali, diffusissime in Italia, strumentali e spesso pretestuose intentate da individui o organizzazioni potenti per intimidire, mettere a tacere e screditare giornalisti, ONG, attivisti e altri attori della società civile che si occupano di questioni di interesse pubblico.
Le SLAPP sono progettate per esaurire le risorse delle vittime attraverso costi legali elevati e procedimenti lunghi e stressanti, inducendole a ritirare le proprie denunce o a desistere da future azioni, anche se la causa è priva di fondamento. In Italia lo SLAPP è lo sport preferito dai politici.
Non servono grandi indagini. Il movente è sempre lo stesso: il potere. Il metodo è sempre lo stesso: la paura. Si inizia con una piccola menzogna, poi un’omissione, poi un depistaggio. Fino a quando la verità diventa solo un fastidioso rumore di fondo, come la pioggia su un vetro, che si può ignorare accendendo la i (social) media di Stato.
Il linguaggio della libertà è scomodo, diretto, pericoloso. Come una domanda senza preavviso.
Ma il sistema non ha bisogno di censurare attivamente. Gli basta strutturare i flussi. I media mainstream sono corporation, i loro interessi sono allineati a quelli del potere politico-economico.
La ‘libertà’ è il diritto di scegliere tra le opinioni che rientrano in quel consenso fabbricato.
Meloni non è la causa, è un sintomo. L’ha capito perfettamente: alcuni media sono semplicemente rami del Ministero della Propaganda. Per gli altri, ci sono le querele.
Le verità si cancellano. Le rendono irrilevanti. L’oblio non è più un fatto accidentale, ma un progetto politico. Chi ricorda le stragi, i mandanti, i depistaggi, è un rompiscatole, un perturbatore delle manovre governative.
E vola la fantasia paranoica al potere. Dove ogni fatto è un complotto e ogni giornalista un nemico. Vivono in un romanzo che scrivono loro stessi, giorno per giorno, con la complicità di editori servili.
La menzogna è semplice. La verità è complicata. La menzogna è comoda. La verità fa male. Hanno scelto la cosa semplice e comoda. Hanno scelto di non parlare. Hanno scelto di far tacere. Hanno scelto di non sapere. È più facile.
Un sistema che reprime la critica è un sistema che non può autocorreggersi. È un sistema destinato a collassare sotto il peso dei suoi errori. La libertà di stampa non è un ‘valore’, è una necessità pratica per la sopravvivenza di una società complessa.
È come quei bambini che si tappano le orecchie e cantano ‘LA LA LA’ per non sentire ciò che non vogliono sentire. Solo che questi bambini hanno un esercito di avvocati e controllano la televisione.
Dov'è la libertà di stampa? È soprattutto, dove sono le menti libere? Io vedo menti condizionate dalla paura, dall'ambizione, dall'odio, dall'identificazione con la nazione, il partito, l'ideologia; queste menti non possono che creare istituzioni malate.
Ancora prima di cambiare il sistema, bisogna osservare senza paura la propria prigione interiore. Perché è da lì che partono tutte le altre.
Forse, in qualche rara redazione polverosa, un verbo ancora si rifiuta di coniugarsi al tempo imperfetto del compromesso. Forse una domanda, come un sasso, attende ancora il suo momento.
* Psicologo, Componente Commissione Tecnico-Giuridica dell'Osservatorio
 
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