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Nuova fake sulla Palestina: la lettera del finto pellerossa
di Rossella Ahmad
Vi è un risibile fake che viene spammato su tutte le bacheche pro-genocidio, filo-sioniste e fetenzie varie ed eventuali. Un individuo privo di scuorno, cioè, si mette alla tastiera ogni mattina e condivide a manetta un falso, che diventerà poi l'ossatura dell'hasbara sionista per qualche settimana.
Incuriosita, vi ho dato una rapida occhiata, turandomi il naso preventivamente come faccio sempre quando mi capiti di bazzicare i bassifondi del web.
La lettera viene presentata come scritta da un indiano pellerossa, il quale prende le distanze dalla lotta dei nativi palestinesi. E già qui si palesa il falso in tutta la sua macroscopicità.
I nativi d' America, infatti, sostengono da sempre la lotta palestinese attraverso la NAISA, l'organizzazione che raccoglie i popoli indigeni americani e che li rappresenta.
Vi sono numerosi aspetti chiave che accomunano le due esperienze, innanzitutto lo stesso tipo di colonialismo d'insediamento da parte di potenze coloniali europee; ed inoltre tutto ciò che esso ha comportato, in termini di oppressione, lotta ed etnicidio.
Il sostegno, ovviamente, non è solo teorico ma fondato su azioni di partecipazione ed attivismo su scala internazionale. Per chi sia interessato, nel primo commento il comunicato ufficiale del NAISA in merito al genocidio palestinese.
Questo per ristabilire un minimo di verità in un mare magnum di bugie.
L'altra criticità - ed uso un eufemismo - della lettera fake è la ricostruzione storica in chiave manipolatoria della vicenda palestinese, la quale merita un approfondimento.
Questa gente è completamente a digiuno delle più elementari nozioni storiche. Parlo delle nozioni generali, quelle che formano l'impalcatura del discorso sulla storia dei popoli e delle nazioni.
Non solo: nella loro adesione ad una narrativa completamente sgangherata, debbono far quadrare il cerchio. Cosa non facile, ecco perché sono tutti così isterici e rabbiosi, aggressivi ed inclini al turpiloquio.
Far quadrare il cerchio significa dimostrare innanzitutto l'indimostrabile, e cioè che i palestinesi siano alieni, anzi "i conquistatori arabi", ignorando che l'arabizzazione come l'islamizzazione sono processi CULTURALI e non biologici; e significa dimostrare che i colonizzatori europei, in virtù di un'appartenenza religiosa, siano originari di quel territorio, concetto clamorosamente e senza appello smentito dagli studi genetici condotti da università americane e israeliane sul genoma palestinese e su quello colonico.
Insisto sull'asineria insita nel concetto di "arabi colonizzatori". Per costoro, il territorio della Palestina, e solo quello, si è, nel corso dei millenni, ripetutamente svuotato e ripopolato a comando, contrariamente a quelli che sono i fenomeni naturali dello stanziamento di una popolazione in un dato luogo.
E quindi la storia ci dice tutt'altro rispetto a questa ricostruzione for dummies: la Palestina è un territorio continuamente abitato fin dal paleolitico. La popolazione palestinese è la fusione di tutti i popoli che hanno attraversato la Palestina e ne porta impresse le tracce nei suoi geni.
La religione e la conversione ad un determinato credo sono fenomeni culturali che non modificano l'appartenenza etnica di un individuo. Come spiegare a costoro che l'islamizzazione si è innestata su di un popolo già esistente, così come in precedenza la cristianizzazione e che, esattamente per lo stesso motivo, i discendenti dell'ebraismo khazaro - gli ashkenaziti europei che hanno preteso uno stato in Palestina - non hanno alcun legame con quel territorio, né storico né genetico?
Che non è mai esistita una "diaspora" perché assolutamente incompatibile con tutti i processi storici ed etnici conosciuti e studiati, e che gli antichi israeliti biblici non sono in realtà che uno dei tanti progenitori del popolo che da sempre abita la Palestina?
Non servirebbe spiegarlo, in verità. Le nozioni interiorizzate in decenni di frequentazioni scolastiche basterebbero, ma qui siamo su un piano differente, che attiene all'assurdo, al grottesco.
Ritorno alla realtà, e quindi alla lettera fake del finto pellerossa, il quale fa il paio col finto palestinese che a Gaza nessuno conosce e che si picca di parlare a nome dei gazawiti, il quale a sua volta fa il paio con i finti dissidenti reclutati per perseguire l'agenda imperiale esattamente come gli influencer al soldo di Israele.
Il sionismo è nelle sue fasi finali, ed il ricorso a questi tentativi di manipolazione così facilmente sgamabili lo dimostra senza ombra di dubbio.
Il fanatismo non è altro che un dubbio ipercompensato.
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