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Nuova guerra fredda scuote il Mediterraneo
di Gabriele Germani
Una nuova Guerra Fredda scuote il Mediterraneo e forse lo cambierā per sempre.
Da un lato Israele e il suo rapporto esclusivo e preferenziale con gli USA, dall'altro la Turchia e il suo portato di ambiguitā con qualche passo verso i BRICS e lo SCO (al netto dei tatticismi del caso).
Ankara si pacifica all'interno, spingendo dopo decenni il PKK al disarmo, si proietta in Siria e vuole usare il paese come ponte verso il Golfo, congiungendosi finalmente al suo amato Qatar. Il duetto č noto: la caserma e la banca, uno ci mette demografia e armi, l'altro petrolio e soldi.
Ankara e Tel Aviv si confrontano in Siria, con la prima a desiderare uno stato unitario e la seconda uno stato spacchettato, puntando tutto su drusi e curdi; ma anche a Cipro, dove aumenta la presenza israeliana e si parla anche di cancellare la repubblica turca al Nord; ma anche nei cavi e gasdotti che scorrono lungo il Mediterraneo orientale e che aggirando l'Anatolia manderebbero a monte il piano erdoganiano di centralitā geostrategica.
Le direttrici di Israele sono verso l'Azerbaigian e la Grecia (via Cipro), le direttrici turche sono verso il Qatar e le coste libiche, intersecando e quindi discutendo quelle dell'avversario regionale.
Gli scontri si riflettono poi sulla questione palestinese, di cui Ankara č diventata la paladina ufficiale, nel rapporto preferenziale Erdogan - Hamas (ben presente dagli amici del Qatar e filiazione dei fratelli musulmani, a loro volta vicini al partito di Erdogan) e in parte anche in Libano, anche visto l'enorme peso che Damasco ha nel paese rivierasco.
Lo stesso Netanyahu pur avendo rapporti preferenziali con gli USA (quasi a comandarli a bacchetta), si intrattiene poi in lunghe conversazioni telefoniche con Putin e ha spinto per far restare le basi russe nella parte alawita siriana.
Complessitā del mondo...
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