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Il censore di Todde condannato
di Elisa Fontana
Ricordate la vicenda della presidente della regione Sardegna Alessandra Todde, legata a presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali?
La vicenda occupò le pagine dei giornali e delle tv nazionali per giorni e non è ancora del tutto conclusa, con un clamore degno davvero delle peggiori malversazioni, come se Todde avesse costruito un grattacielo facendo finta di ristrutturare un garage, così giusto per fare il primo esempio che mi viene in mente.
Bene, il solerte cittadino che tanto a cuore aveva le sorti della legalità era stato Giovanni Satta, ex sindaco di Buddusò, ex consigliere regionale sardista e oggi coordinatore di Alleanza Sardegna. Satta aveva commentato l’apertura dell’inchiesta su Todde con uno strafottente “Io l’avevo detto… bella ciao”, che ci restituisce appieno la robusta stoffa politica del Satta.
Ecco, nello scorso mese di giugno si è chiuso un processo tenutosi dopo una inchiesta cominciata addirittura nel 2013 e il tribunale di Tempio Pausania ha condannato il nostro consigliere senza macchia e senza paura ad 8 anni e 6 mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, in combutta con una banda di albanesi. Giusto a proposito di legalità e affini.
Certo, è solo una sentenza di primo grado, ma pare che il prode Satta non sia nuovo ai fasti delle aule di giustizia, essendo già stato coinvolto in una decina di procedimenti penali, senza subire condanne. L’ultimo dei quali per evasione fiscale, giusto per gradire.
Ecco, sarebbe cosa buona e giusta che la destra, quando e se decide di cavalcare propagandisticamente la strada della legalità, almeno si informasse in che mani sta mettendo queste battaglie all’ultimo sangue, perché passare dalla tragedia alla farsa è un attimo.
Dimenticavo, avete sentito un fiato, un sussurro, un bisbiglio, un mormorio su Tele Meloni? Ah, già avevano consumato tutte le grancasse per Todde.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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